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Il dolore è un maestro che mi porta verso l'autenticità. Le mie mani tremano ancora e a fine dicembre parto con un tour europeo di pianoforte, anche se si può suonare con le dita che tremano? Sì perché racconteranno l'essere umano.
La malattia fa cadere le maschere dei nostri desideri. Gli obiettivi perdono di importanza e ci rendiamo conto che il nucleo più profondo dell'essere umano è la fragilità, il dolore. Allora io vedo nell'altrui un fratello, una sorella da abbracciare.
Il paradosso della malattia è il dolore che può portarci doni. Il percorso della sofferenza può condurre ad una consapevolezza più profonda dell'importanza di essere vivi. E in questo paradosso c'è il cuore del mio documentario, "Back to Life".
Durante il ricovero, nei momenti più difficili, verso sera guardavo dalla finestra della mia camera le case in lontananza, le luci accese. E pensavo alle persone, alle loro gioie ma soprattutto ai loro dolori.
È uno dei tanti doni che la malattia mi ha portato. Rendersi conto del dolore degli altri ci apre a una compassione profonda, che nella vita quotidiana magari non proviamo.
Il dolore mi sta portando per mano verso l'autenticità dell'essere umano, mi sta inchiodando al presente. Ma se io sono inchiodato al presente, la preoccupazione per le aspettative future e i rimpianti del passato, i sensi di colpa, perdono di importanza.
La malattia mi ha tolto tante cose, ma non la voglio della sofferenza. Questa è un luogo comunque della rinascita e possibilmente della guarigione, non solo della sofferenza.
Sul palco, davanti a un'orchestra, io diriggo finalmente il mio "Concerto per violoncello" dedicato al mieloma. Che è nato così, alzandomi dal letto a fatica, con la flebo attaccata. Il sogno: essere di nuovo sul palco e dirigere le note che fino a quel momento erano solo nella mia mente.
Questo è il miracolo della musica. Anche se sono a terra, non posso difendermi dalla solarità del "folle vorticoso". E per questo il concerto rappresenta le tappe di un percorso che dal buio va verso la luce.
Giovanni Allevi, dalla sua finestra ascolta le vite degli altri, le vite dell'Ultimo Turno, strazio e meraviglia nel luogo sacro dell'accettazione. Le abbraccia con le sue note. Così folle, vorticoso, tremante, così umano.
La malattia fa cadere le maschere dei nostri desideri. Gli obiettivi perdono di importanza e ci rendiamo conto che il nucleo più profondo dell'essere umano è la fragilità, il dolore. Allora io vedo nell'altrui un fratello, una sorella da abbracciare.
Il paradosso della malattia è il dolore che può portarci doni. Il percorso della sofferenza può condurre ad una consapevolezza più profonda dell'importanza di essere vivi. E in questo paradosso c'è il cuore del mio documentario, "Back to Life".
Durante il ricovero, nei momenti più difficili, verso sera guardavo dalla finestra della mia camera le case in lontananza, le luci accese. E pensavo alle persone, alle loro gioie ma soprattutto ai loro dolori.
È uno dei tanti doni che la malattia mi ha portato. Rendersi conto del dolore degli altri ci apre a una compassione profonda, che nella vita quotidiana magari non proviamo.
Il dolore mi sta portando per mano verso l'autenticità dell'essere umano, mi sta inchiodando al presente. Ma se io sono inchiodato al presente, la preoccupazione per le aspettative future e i rimpianti del passato, i sensi di colpa, perdono di importanza.
La malattia mi ha tolto tante cose, ma non la voglio della sofferenza. Questa è un luogo comunque della rinascita e possibilmente della guarigione, non solo della sofferenza.
Sul palco, davanti a un'orchestra, io diriggo finalmente il mio "Concerto per violoncello" dedicato al mieloma. Che è nato così, alzandomi dal letto a fatica, con la flebo attaccata. Il sogno: essere di nuovo sul palco e dirigere le note che fino a quel momento erano solo nella mia mente.
Questo è il miracolo della musica. Anche se sono a terra, non posso difendermi dalla solarità del "folle vorticoso". E per questo il concerto rappresenta le tappe di un percorso che dal buio va verso la luce.
Giovanni Allevi, dalla sua finestra ascolta le vite degli altri, le vite dell'Ultimo Turno, strazio e meraviglia nel luogo sacro dell'accettazione. Le abbraccia con le sue note. Così folle, vorticoso, tremante, così umano.