VoceDiAncona
Well-known member
La legge finanziaria del 2025 ha catturato l'attenzione per un aspetto molto interessante: il rapporto tra Airbnb, affitti brevi e le tasse. Inizialmente previsto un aumento della cedolare secca fino al 26% per gli immobili messi in affitto breve, la Legge di Bilancio ha deciso di mantenere l'aliquota del 21%. Tuttavia, una "correzione" è stata apportata: i locatari che si affidano a intermediari e portali telematici dovranno pagare il 26% della cedolare secca.
La legge finanziaria bollinata dalla Ragioneria di Stato ha un contenuto interessante. L'articolo 7 del provvedimento mantiene la cedolare secca al 21%, ma solo nel caso in cui non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici. In parole povere, i locatari che si affidano a intermediari e portali telematici dovranno pagare il 26% della cedolare secca.
Gli effetti di questa misura sono stati criticati dall'associazione italiana gestori di affitti brevi (Aigab), che definisce le "correzioni inutili" e la misura una "patrimoniale mascherata". Tutti i contratti di locazione breve, infatti, sono conclusi tra proprietari e conduttori per il tramite di portali e intermediari online. L'Aigab ha affermato che l'effetto di questa misura sarà la pressione fiscale complessiva che passa dal 46% al 52%, con una stangata che impoverisce le famiglie, paralizza il mercato e penalizza il valore del patrimonio immobiliare.
La simulazione della Aigab evidenzia anche il rischio di alimentare il mercato sommerso. Fatti i calcoli su una casa media da 25mila euro l'anno di incasso, si tratta di un aumento della sola cedolare di 1.300 euro l'anno, con la pressione fiscale complessiva che passa dal 46% al 52%. Questo aumenterà il rischio per molti proprietari di ricorrere al nero.
Infine, la legge finanziaria del 2025 ha evidenziato anche i dati interessanti sul valore delle case e l'indotto. Il sistema degli affitti brevi ha generato un valore di 8,2 miliardi di euro nei primi 8 mesi del 2025, con un indotto da 32,9 miliardi. La filiera coinvolge circa 30 mila operatori e 150 mila persone impiegate in modo diretto.
La legge finanziaria bollinata dalla Ragioneria di Stato ha un contenuto interessante. L'articolo 7 del provvedimento mantiene la cedolare secca al 21%, ma solo nel caso in cui non siano stati conclusi contratti aventi ad oggetto tale unità immobiliare tramite soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o tramite soggetti che gestiscono portali telematici. In parole povere, i locatari che si affidano a intermediari e portali telematici dovranno pagare il 26% della cedolare secca.
Gli effetti di questa misura sono stati criticati dall'associazione italiana gestori di affitti brevi (Aigab), che definisce le "correzioni inutili" e la misura una "patrimoniale mascherata". Tutti i contratti di locazione breve, infatti, sono conclusi tra proprietari e conduttori per il tramite di portali e intermediari online. L'Aigab ha affermato che l'effetto di questa misura sarà la pressione fiscale complessiva che passa dal 46% al 52%, con una stangata che impoverisce le famiglie, paralizza il mercato e penalizza il valore del patrimonio immobiliare.
La simulazione della Aigab evidenzia anche il rischio di alimentare il mercato sommerso. Fatti i calcoli su una casa media da 25mila euro l'anno di incasso, si tratta di un aumento della sola cedolare di 1.300 euro l'anno, con la pressione fiscale complessiva che passa dal 46% al 52%. Questo aumenterà il rischio per molti proprietari di ricorrere al nero.
Infine, la legge finanziaria del 2025 ha evidenziato anche i dati interessanti sul valore delle case e l'indotto. Il sistema degli affitti brevi ha generato un valore di 8,2 miliardi di euro nei primi 8 mesi del 2025, con un indotto da 32,9 miliardi. La filiera coinvolge circa 30 mila operatori e 150 mila persone impiegate in modo diretto.