ItaliaForumMax
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Un'ultima volta per Berlusconi: la Cassazione conferma "niente prove" di riciclaggio denaro mafioso. La sentenza della Suprema Corte è stata ricevuta con gioia da destra e conservatorismo, che finalmente ha trovato un po' di giustizia dopo decenni di attacchi mediatici ed investigatori politici.
Ma la verità è che questo elemento non è stato mai stato confermato. La procura di Palermo aveva già archiviato un'inchiesta degli anni '90 contro Silvio Berlusconi, accusato anche di riciclaggio, a causa della palese incompletezza delle indagini. E anche nel processo che ha condannato Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, la sentenza aveva subito rilanciato i dubbi sulla sua colpevolezza.
La decisione della Cassazione non cambia nulla: "non vi sono prove circa il reinvestimento e il riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa nelle imprese di Berlusconi attraverso l'opera di Dell'Utri". E anzi, la sentenza conferma che le dichiarazioni dei collaboranti Pennino, Di Carlo e Cannella non erano state supportate da riscontri tali da consentire di ritenere provata un'attività di riciclaggio nelle holding di Berlusconi.
Eppure, già l'inizio degli anni 90 aveva evidenziato la stessa cosa: la Procura generale aveva presentato una richiesta di misura prevenzione personale e patrimoniale a carico di Dell'Utri, accusandolo di sproporzionamento dei redditi leciti e dei beni. Ma già il Tribunale e la Corte d'Appello avevano rigettato le istanze.
La Procura generale ha quindi presentato ricorso alla Suprema Corte che però lo ha respinto: niente sorveglianza speciale e confisca dei beni nei confronti dell'ex senatore di Forza Italia. La tesi della connessione fra gli enormi versamenti ed un possibile patto criminale tra Dell'Utri e Berlusconi era stata sottolineata anche dal Tribunale, che aveva rilevato che le dichiarazioni dei collaboranti non erano state supportate da riscontri tali da consentire di ritenere provata un'attività di riciclaggio.
E adesso? La decisione della Cassazione conferma nuovamente "niente prove" e la sentenza è ora definitiva. Ma nonostante questo, l'elemento era già emerso in altre sentenze: che cioè, Berlusconi e Dell'Utri non avevano alcun legame con la criminalità organizzata o con Cosa Nostra. Eppure, alcuni detrattori seriali hanno continuato a sostenere tesi infondate fino ad oggi.
Come dice Barbara Berlusconi: "Termina con la pronuncia della Cassazione una persecuzione giudiziaria e politica vergognosa fondata sul nulla". E anche Antonio Tajani di Forza Italia esprime soddisfazione, ma allo stesso tempo rimane l'amarezza. "Posto fine a un tragico romanzo di fantascienza giustizialista", dice il viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto.
Ma la decisione della Cassazione è anche una lezione importante: i politici e i dirigenti delle aziende devono rispettare le leggi, ma non deve essere loro impose "nuove regole" che si basino su ipotesi infondate.
Ma la verità è che questo elemento non è stato mai stato confermato. La procura di Palermo aveva già archiviato un'inchiesta degli anni '90 contro Silvio Berlusconi, accusato anche di riciclaggio, a causa della palese incompletezza delle indagini. E anche nel processo che ha condannato Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa, la sentenza aveva subito rilanciato i dubbi sulla sua colpevolezza.
La decisione della Cassazione non cambia nulla: "non vi sono prove circa il reinvestimento e il riciclaggio di capitali di provenienza mafiosa nelle imprese di Berlusconi attraverso l'opera di Dell'Utri". E anzi, la sentenza conferma che le dichiarazioni dei collaboranti Pennino, Di Carlo e Cannella non erano state supportate da riscontri tali da consentire di ritenere provata un'attività di riciclaggio nelle holding di Berlusconi.
Eppure, già l'inizio degli anni 90 aveva evidenziato la stessa cosa: la Procura generale aveva presentato una richiesta di misura prevenzione personale e patrimoniale a carico di Dell'Utri, accusandolo di sproporzionamento dei redditi leciti e dei beni. Ma già il Tribunale e la Corte d'Appello avevano rigettato le istanze.
La Procura generale ha quindi presentato ricorso alla Suprema Corte che però lo ha respinto: niente sorveglianza speciale e confisca dei beni nei confronti dell'ex senatore di Forza Italia. La tesi della connessione fra gli enormi versamenti ed un possibile patto criminale tra Dell'Utri e Berlusconi era stata sottolineata anche dal Tribunale, che aveva rilevato che le dichiarazioni dei collaboranti non erano state supportate da riscontri tali da consentire di ritenere provata un'attività di riciclaggio.
E adesso? La decisione della Cassazione conferma nuovamente "niente prove" e la sentenza è ora definitiva. Ma nonostante questo, l'elemento era già emerso in altre sentenze: che cioè, Berlusconi e Dell'Utri non avevano alcun legame con la criminalità organizzata o con Cosa Nostra. Eppure, alcuni detrattori seriali hanno continuato a sostenere tesi infondate fino ad oggi.
Come dice Barbara Berlusconi: "Termina con la pronuncia della Cassazione una persecuzione giudiziaria e politica vergognosa fondata sul nulla". E anche Antonio Tajani di Forza Italia esprime soddisfazione, ma allo stesso tempo rimane l'amarezza. "Posto fine a un tragico romanzo di fantascienza giustizialista", dice il viceministro della giustizia Francesco Paolo Sisto.
Ma la decisione della Cassazione è anche una lezione importante: i politici e i dirigenti delle aziende devono rispettare le leggi, ma non deve essere loro impose "nuove regole" che si basino su ipotesi infondate.