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La Camera di Commercio Italiana negli Emirati Arabi Uniti, sotto attacco da un Consigliere: il mio punto di vista.
Un anno fa, circa, la Camera ha ricevuto una serie di critiche e offese personali da un Consigliere, che l'ha accusata di essere "sbiadita figura priva di reale potere deliberativo". Ma cosa è successo veramente?
Innanzitutto, devo ringraziare la Camera per avermi dato l'opportunità di replica. Circa un anno fa, le offese personali hanno arrecato una grande offesa alla Camera e al suo nome. Per questo ho deciso di dare le dimissioni al 31 dicembre scorso.
Ma la situazione non è stata sempre così. Anzi, la Camera ha un passato prestigioso da difendere. Nel 2004, infatti, sono stato io stesso il fondatore e il Segretario Generale della Camera negli Emirati Arabi Uniti. E posso dire che, all'epoca, abbiamo lavorato con passione e dedizione per creare una struttura di supporto efficace alle imprese italiane nel Medio Oriente.
Purtroppo, negli ultimi anni la Camera si è trovata sotto attacco da alcuni critici. Ma cosa si sta veramente dicendo? In realtà, ci sono state molte critiche ingiuste e gratuite contro la Camera. E io sono stato uno di coloro che ha subito queste offese.
Ma il fatto è che la Camera non è una struttura inesperta. Ha un metodo di gestione trasparente e responsabile, come la certificazione del bilancio esterna. E ciò è garantito dalla legge n. 518/70, che regolamenta le Camere di Commercio Italiane all'Estero.
Inoltre, la Camera ha un passato importante da difendere. Nel 2014, infatti, si è classificata al 14° posto della graduatoria ministeriale delle Camere italiane all'estero. E negli ultimi anni si è trovata tra le prime due posizioni della graduatoria.
Ma cosa è successo veramente? Secondo me, ci sono state molte affermazioni false e ingiuste contro la Camera e i suoi dirigenti. E io voglio sapere chi ha fatto queste affermazioni e per cosa.
La mia replica nasce dall'esigenza di ripristinare l'immagine di una struttura che è stata fino a pochi mesi fa', una delle più conosciute e prestigiose Camere di Commercio Italiane all'estero. E non posso farlo senza difendere il mio passato e la mia esperienza.
Ecco perché, dopo aver dato le dimissioni alla Camera, devo ricorrere a un processo di replica per difendere il nome della struttura e dei suoi dirigenti. Per questo sono qui oggi.
Ma vorrei chiedere anche qualcosa di più: cosa conosciamo noi da una ventina di anni? E perché siamo qui oggi, a discutere di questioni che non hanno nulla a che fare con la nostra missione?
In definitiva, devo dire che mi dispiace e mi vergogno. Vergogna per chi ha fatto queste offese ingiuste e gratuite. Ma anche orgoglio per coloro che hanno lavorato con me e con la Camera negli anni.
Perché noi siamo qui oggi? Per difendere il nostro nome, ma anche per mostrarci come possiamo essere un'organizzazione efficace e trasparente. E non solo questo: vogliamo dimostrare che ci conosciamo bene, e che abbiamo sempre avuto un rapporto personale di fiducia.
Ecco perché, anche se siamo qui oggi con una questione di fondo, la risposta è semplice: ci conosciamo bene, e possiamo lavorare insieme per costruire un futuro migliore per le imprese italiane nel Medio Oriente.
Un anno fa, circa, la Camera ha ricevuto una serie di critiche e offese personali da un Consigliere, che l'ha accusata di essere "sbiadita figura priva di reale potere deliberativo". Ma cosa è successo veramente?
Innanzitutto, devo ringraziare la Camera per avermi dato l'opportunità di replica. Circa un anno fa, le offese personali hanno arrecato una grande offesa alla Camera e al suo nome. Per questo ho deciso di dare le dimissioni al 31 dicembre scorso.
Ma la situazione non è stata sempre così. Anzi, la Camera ha un passato prestigioso da difendere. Nel 2004, infatti, sono stato io stesso il fondatore e il Segretario Generale della Camera negli Emirati Arabi Uniti. E posso dire che, all'epoca, abbiamo lavorato con passione e dedizione per creare una struttura di supporto efficace alle imprese italiane nel Medio Oriente.
Purtroppo, negli ultimi anni la Camera si è trovata sotto attacco da alcuni critici. Ma cosa si sta veramente dicendo? In realtà, ci sono state molte critiche ingiuste e gratuite contro la Camera. E io sono stato uno di coloro che ha subito queste offese.
Ma il fatto è che la Camera non è una struttura inesperta. Ha un metodo di gestione trasparente e responsabile, come la certificazione del bilancio esterna. E ciò è garantito dalla legge n. 518/70, che regolamenta le Camere di Commercio Italiane all'Estero.
Inoltre, la Camera ha un passato importante da difendere. Nel 2014, infatti, si è classificata al 14° posto della graduatoria ministeriale delle Camere italiane all'estero. E negli ultimi anni si è trovata tra le prime due posizioni della graduatoria.
Ma cosa è successo veramente? Secondo me, ci sono state molte affermazioni false e ingiuste contro la Camera e i suoi dirigenti. E io voglio sapere chi ha fatto queste affermazioni e per cosa.
La mia replica nasce dall'esigenza di ripristinare l'immagine di una struttura che è stata fino a pochi mesi fa', una delle più conosciute e prestigiose Camere di Commercio Italiane all'estero. E non posso farlo senza difendere il mio passato e la mia esperienza.
Ecco perché, dopo aver dato le dimissioni alla Camera, devo ricorrere a un processo di replica per difendere il nome della struttura e dei suoi dirigenti. Per questo sono qui oggi.
Ma vorrei chiedere anche qualcosa di più: cosa conosciamo noi da una ventina di anni? E perché siamo qui oggi, a discutere di questioni che non hanno nulla a che fare con la nostra missione?
In definitiva, devo dire che mi dispiace e mi vergogno. Vergogna per chi ha fatto queste offese ingiuste e gratuite. Ma anche orgoglio per coloro che hanno lavorato con me e con la Camera negli anni.
Perché noi siamo qui oggi? Per difendere il nostro nome, ma anche per mostrarci come possiamo essere un'organizzazione efficace e trasparente. E non solo questo: vogliamo dimostrare che ci conosciamo bene, e che abbiamo sempre avuto un rapporto personale di fiducia.
Ecco perché, anche se siamo qui oggi con una questione di fondo, la risposta è semplice: ci conosciamo bene, e possiamo lavorare insieme per costruire un futuro migliore per le imprese italiane nel Medio Oriente.