Margaret Thatcher, la Lady di Ferro, è stata per molti anni un simbolo di autorità e di fermezza. Ma dietro quel volto inespressivo c’era una persona vulnerabile? Una risposta si trova in uno degli ultimi ritratti della statista, fatto dalla pittrice Lorna May Wadsworth.
Lorna era una giovane artista, concesso il privilegio di ritrarre Margaret Thatcher nella sua casa di Chester Square. Ma non era solo un ritratto formale. La pittrice voleva catturare l'essenza della donna, la sua grandezza e la sua fragilità.
«Quando l’ho dipinta già non era più la stessa persona — racconta Lorna al Corriere — ma nessuno lo sapeva, non era stato reso pubblico. Per me era una grande responsabilità essere lasciata sola in una stanza con questa donna, con la sua vulnerabilità. Ma ancora aveva quella tremenda presenza», ricorda la pittrice.
La Thatcher condusse Lorna in un tour dei vari ritratti che le erano stati fatti nella sua carriera e che adornavano le pareti della sua residenza. Poi si sedettero l’una accanto all’altra su un divano e Maggie suggerì: «Dovresti dipingere Dennis!», suo marito; al che la sua dama di compagnia le toccò la mano e sussurrò «ricordate, Lady T, Dennis è morto...». Un’ombra attraversò il suo volto e mormorò «oh, sì», con la voce velata di tristezza.
La pittrice condusse cinque sessioni, ognuna delle quali sarebbe dovuta durare un’ora, ma che spesso si protraevano fino al pomeriggio. Una volta, ricorda Lorna, si permise di dire, mentre era inginocchiata sul pavimento per trovare l’angolo migliore, «stiamo arrivando a un’ora, Lady T...» (aveva preso a chiamarla così, sull’esempio delle sue dame di compagnia), ma lei rispose: «Come stai andando, tu?». «Molto bene, Lady T, molto bene», aggiunse imbarazzata la giovane artista: «Allora continua!», comandò con imperio la Lady di Ferro, senza staccarsi dalla sua posa, continuando a fissare un punto in lontananza.
Lorna nel corso della sua carriera ha ritratto personaggi come Tony Blair o l'arcivescovo di Canterbury, ma la Lady di Ferro si era dimostrata una dei migliori modelli, molto disciplinata, molto ferma. «E una delle cose sorprendenti — aggiunge — era come fosse gentile con le persone, con quelli del suo staff. Una volta mi ha chiesto se poteva vedere il ritratto in corso d’opera o se fossi “uno di quegli artisti che mostrano il dipinto solo quando è finito”». «Sì, sono una di quelli — risposi — e sono uscita camminando all’indietro, stringendo la tela fra le braccia. È stato un tale atto di generosità consentirmelo».
Quando vide il ritratto completo, la Thatcher però commentò: «Piuttosto feroce...». Lorna replicò: «A volte noi donne dobbiamo essere un po’ feroci per farci valere». Ci fu una pausa e Lady T soggiunse: «Molto vero…»
Un ritratto che cattura il doppio aspetto della Thatcher, la sua autorità e la sua fragilità. Un quadro che ricorda che anche le donne più forti hanno un lato vulnerabile.
Lorna era una giovane artista, concesso il privilegio di ritrarre Margaret Thatcher nella sua casa di Chester Square. Ma non era solo un ritratto formale. La pittrice voleva catturare l'essenza della donna, la sua grandezza e la sua fragilità.
«Quando l’ho dipinta già non era più la stessa persona — racconta Lorna al Corriere — ma nessuno lo sapeva, non era stato reso pubblico. Per me era una grande responsabilità essere lasciata sola in una stanza con questa donna, con la sua vulnerabilità. Ma ancora aveva quella tremenda presenza», ricorda la pittrice.
La Thatcher condusse Lorna in un tour dei vari ritratti che le erano stati fatti nella sua carriera e che adornavano le pareti della sua residenza. Poi si sedettero l’una accanto all’altra su un divano e Maggie suggerì: «Dovresti dipingere Dennis!», suo marito; al che la sua dama di compagnia le toccò la mano e sussurrò «ricordate, Lady T, Dennis è morto...». Un’ombra attraversò il suo volto e mormorò «oh, sì», con la voce velata di tristezza.
La pittrice condusse cinque sessioni, ognuna delle quali sarebbe dovuta durare un’ora, ma che spesso si protraevano fino al pomeriggio. Una volta, ricorda Lorna, si permise di dire, mentre era inginocchiata sul pavimento per trovare l’angolo migliore, «stiamo arrivando a un’ora, Lady T...» (aveva preso a chiamarla così, sull’esempio delle sue dame di compagnia), ma lei rispose: «Come stai andando, tu?». «Molto bene, Lady T, molto bene», aggiunse imbarazzata la giovane artista: «Allora continua!», comandò con imperio la Lady di Ferro, senza staccarsi dalla sua posa, continuando a fissare un punto in lontananza.
Lorna nel corso della sua carriera ha ritratto personaggi come Tony Blair o l'arcivescovo di Canterbury, ma la Lady di Ferro si era dimostrata una dei migliori modelli, molto disciplinata, molto ferma. «E una delle cose sorprendenti — aggiunge — era come fosse gentile con le persone, con quelli del suo staff. Una volta mi ha chiesto se poteva vedere il ritratto in corso d’opera o se fossi “uno di quegli artisti che mostrano il dipinto solo quando è finito”». «Sì, sono una di quelli — risposi — e sono uscita camminando all’indietro, stringendo la tela fra le braccia. È stato un tale atto di generosità consentirmelo».
Quando vide il ritratto completo, la Thatcher però commentò: «Piuttosto feroce...». Lorna replicò: «A volte noi donne dobbiamo essere un po’ feroci per farci valere». Ci fu una pausa e Lady T soggiunse: «Molto vero…»
Un ritratto che cattura il doppio aspetto della Thatcher, la sua autorità e la sua fragilità. Un quadro che ricorda che anche le donne più forti hanno un lato vulnerabile.