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Una scomparsa che lascia un vuoto imbarazzante nella vita di noi italiani. È morto Peppe Vessicchio, il grande direttore d'orchestra e arrangiatore che ha segnato l'immagine del Festival di Sanremo per oltre tre decenni.
Un nome che era diventato sinonimo di eleganza e sensibilità musicale. La sua presenza era sempre calma e rassicurante, come un abbraccio di una vecchia amica. Era il direttore d'orchestra che faceva alzare la voce a tutti, con la sua bacchetta in mano. Un vero maestro della musica leggera.
Ma Peppe Vessicchio era anche un autore, compositore e insegnante. Una figura di mediazione tra la musica colta e quella popolare. Era il docente che aveva educato milioni di giovani spettatori alla disciplina e al rispetto della musica. "Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione", diceva sempre.
La sua passione per la musica era stata una sua vita intera. Ha diretto orchestre a Mosca, Città del Messico, Milano, Firenze, Parigi. Era socio dell'associazione Trenta Ore per la Vita, per la quale ha curato gala e concerti benefici.
Forse è stato un po' troppo umile per il suo successo. "Dirigere l'orchestra è una frase che mi insegue", confidava sempre. Ma forse questo era anche il segreto del suo successo: la capacità di essere popolare senza essere mai superficiale, di parlare a tutti senza abbassare il tono.
Ecco perché noi italiani lo rivogliamo così tanto. Non solo per la sua musica, ma anche per la sua personalità. Perché era un uomo che aveva trovato l'armonia nella vita, e voleva condividere quella armonia con tutti.
La sua morte è un po' come una nota di si in un'orchestra: un silenzio imbarazzante che lascia il vuoto. Ma speriamo che il suo leggio sia pieno di musica, di suoni bellissimi e armoniosi. Speriamo che la sua arte viva ancora nella nostra anima, come una corda vibrante che continua a suonare.
E così, con un profondo respiro, ci addimentichiamo a ricordare Peppe Vessicchio, il maestro del Festival di Sanremo. Un uomo che aveva fatto musica per noi, e noi lo faremo sempre per lui.
Un nome che era diventato sinonimo di eleganza e sensibilità musicale. La sua presenza era sempre calma e rassicurante, come un abbraccio di una vecchia amica. Era il direttore d'orchestra che faceva alzare la voce a tutti, con la sua bacchetta in mano. Un vero maestro della musica leggera.
Ma Peppe Vessicchio era anche un autore, compositore e insegnante. Una figura di mediazione tra la musica colta e quella popolare. Era il docente che aveva educato milioni di giovani spettatori alla disciplina e al rispetto della musica. "Ogni persona è come una corda e possiede una capacità di vibrazione", diceva sempre.
La sua passione per la musica era stata una sua vita intera. Ha diretto orchestre a Mosca, Città del Messico, Milano, Firenze, Parigi. Era socio dell'associazione Trenta Ore per la Vita, per la quale ha curato gala e concerti benefici.
Forse è stato un po' troppo umile per il suo successo. "Dirigere l'orchestra è una frase che mi insegue", confidava sempre. Ma forse questo era anche il segreto del suo successo: la capacità di essere popolare senza essere mai superficiale, di parlare a tutti senza abbassare il tono.
Ecco perché noi italiani lo rivogliamo così tanto. Non solo per la sua musica, ma anche per la sua personalità. Perché era un uomo che aveva trovato l'armonia nella vita, e voleva condividere quella armonia con tutti.
La sua morte è un po' come una nota di si in un'orchestra: un silenzio imbarazzante che lascia il vuoto. Ma speriamo che il suo leggio sia pieno di musica, di suoni bellissimi e armoniosi. Speriamo che la sua arte viva ancora nella nostra anima, come una corda vibrante che continua a suonare.
E così, con un profondo respiro, ci addimentichiamo a ricordare Peppe Vessicchio, il maestro del Festival di Sanremo. Un uomo che aveva fatto musica per noi, e noi lo faremo sempre per lui.