"Venezia: la Procura si concentra sulla colpa dei funzionari del Comune"
I magistrati di Venezia hanno chiuso le indagini sull'incidente mortale del bus che ha coinvolto 22 morti e 14 feriti. L'inchiesta ha messo sotto accusa i funzionari del Comune di Venezia, tutti indagati, per aver "omesso di operare controlli" sulla strada.
La consulenza medico legale disposta dalla Procura aveva smentito l'ipotesi che il malore dell'autista abbia perso il controllo del mezzo. Altro che la rottura dello sterzo, ipotesi che è stata poi abbandonata. La verità è che un buco nel guardrail ha avuto un ruolo cruciale nell'incidente mortale.
I funzionari del Comune di Venezia, tutti indagati, erano responsabili della manutenzione di quel tratto di strada. Ma hanno "omesso di operare controlli" sulla nuovo cavalcavia superiore di Marghera, in particolare non avrebbero verificato l'efficienza tecnica della strada e delle sue pertinenze. La Procura accusa quindi questi funzionari di aver "omesso di porre in essere interventi atti ad assicurare uno stato di efficienza delle barriere di sicurezza".
L'autista del bus, Alberto Rizzotto, è stato colpevolizzato per aver perso il controllo del mezzo. Ma la Procura sostiene che la sua condotta non era la causa principale dell'incidente.
La Procura chiede quindi i giudici di condannare i funzionari del Comune di Venezia per gli errori commessi nella manutenzione della strada e nelle loro omissioni. Un processo che potrebbe avere implicazioni per il Comune di Venezia e la sua gestione della manutenzione delle strade.
I morti e i feriti sono stati trasportati all'ospedale di Villa Fiorita, dove stanno subendo trattamenti medici. La città di Venezia è stata colpita da un'emozione profonda e il sindaco ha espresso le sue condoglianze a famiglie delle vittime.
La Procura di Venezia conclude le indagini sull'incidente mortale. Ma la domanda resta: come è possibile che si facciano omissioni così gravi nella manutenzione della strada? E come si può garantire la sicurezza dei cittadini in una città come Venezia, dove la storia e l'arte coesistono con le moderne esigenze di sicurezza.
I magistrati di Venezia hanno chiuso le indagini sull'incidente mortale del bus che ha coinvolto 22 morti e 14 feriti. L'inchiesta ha messo sotto accusa i funzionari del Comune di Venezia, tutti indagati, per aver "omesso di operare controlli" sulla strada.
La consulenza medico legale disposta dalla Procura aveva smentito l'ipotesi che il malore dell'autista abbia perso il controllo del mezzo. Altro che la rottura dello sterzo, ipotesi che è stata poi abbandonata. La verità è che un buco nel guardrail ha avuto un ruolo cruciale nell'incidente mortale.
I funzionari del Comune di Venezia, tutti indagati, erano responsabili della manutenzione di quel tratto di strada. Ma hanno "omesso di operare controlli" sulla nuovo cavalcavia superiore di Marghera, in particolare non avrebbero verificato l'efficienza tecnica della strada e delle sue pertinenze. La Procura accusa quindi questi funzionari di aver "omesso di porre in essere interventi atti ad assicurare uno stato di efficienza delle barriere di sicurezza".
L'autista del bus, Alberto Rizzotto, è stato colpevolizzato per aver perso il controllo del mezzo. Ma la Procura sostiene che la sua condotta non era la causa principale dell'incidente.
La Procura chiede quindi i giudici di condannare i funzionari del Comune di Venezia per gli errori commessi nella manutenzione della strada e nelle loro omissioni. Un processo che potrebbe avere implicazioni per il Comune di Venezia e la sua gestione della manutenzione delle strade.
I morti e i feriti sono stati trasportati all'ospedale di Villa Fiorita, dove stanno subendo trattamenti medici. La città di Venezia è stata colpita da un'emozione profonda e il sindaco ha espresso le sue condoglianze a famiglie delle vittime.
La Procura di Venezia conclude le indagini sull'incidente mortale. Ma la domanda resta: come è possibile che si facciano omissioni così gravi nella manutenzione della strada? E come si può garantire la sicurezza dei cittadini in una città come Venezia, dove la storia e l'arte coesistono con le moderne esigenze di sicurezza.