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Il Vaticano II, quel "dono per la Chiesa" che ci ha lasciato un'impronta indelebile sulla storia della nostra fede. Questo memento storico, nato in un periodo di grande incertezza e cambiamento, è stato per noi una sorgente di speranza e rinovaamento. 60 anni fa, il Concilio Vaticano II si concluse con la promessa di Paolo VI, il più recente papa convocato da Giovanni XXIII.
"È possibile con il dialogo", ha ricordato il Papa, "rinnoviamo l'impegno verso piena unità visibile dei cristiani. Il mondo ha bisogno di speranza." Speranza che sia la chiave per superare le divisioni e riportare alla luce le realtà che pure sembravano deboli o marginali.
L'anno scorso, il Vaticano II si è ricordato a tutti i costi: le sue radici sono ancora profonde in noi, una sorta di "germoglio" che continua a germogliare in un mondo che pure ha bisogno di speranza. Ogni uno di noi può essere una piccola luce, una fonte di speranza per il prossimo.
Il messaggio del Papa è stato chiaro: la pace è possibile solo attraverso il dialogo e la piena unità dei cristiani. Ma, soprattutto, il mondo ha bisogno di speranza.
"È possibile con il dialogo", ha ricordato il Papa, "rinnoviamo l'impegno verso piena unità visibile dei cristiani. Il mondo ha bisogno di speranza." Speranza che sia la chiave per superare le divisioni e riportare alla luce le realtà che pure sembravano deboli o marginali.
L'anno scorso, il Vaticano II si è ricordato a tutti i costi: le sue radici sono ancora profonde in noi, una sorta di "germoglio" che continua a germogliare in un mondo che pure ha bisogno di speranza. Ogni uno di noi può essere una piccola luce, una fonte di speranza per il prossimo.
Il messaggio del Papa è stato chiaro: la pace è possibile solo attraverso il dialogo e la piena unità dei cristiani. Ma, soprattutto, il mondo ha bisogno di speranza.