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La sera del 13 novembre, Valeria e Alessia si trovavano al Bataclan, insieme a loro ci sarebbero arrivato Andrea Ravagnani. Ma quella serata fu segnata da un evento che non solo cambiò la vita di quelle tre giovani donne ma anche quella dei loro cari.
Alessia, l'una delle due amiche di Valeria sopravvissute all'attacco, racconta: «Mi sono spostata per uscire a fumare una sigaretta, ho entrato in bagno e Andrea mi ha detto "Abbassati, dobbiamo scappare, stanno sparando". Io ero incredula, non capivo cosa stesse dicendo. Non avevo mai sentito dei colpi di kalashnikov in vita mia, mi sembravano dei pugni sul muro dati da un ubriaco».
La sua ricontroversione è ancora molto nitida: "Siamo rimasti dentro relativamente poco, siamo fuggiti proprio nel momento dell’avvio dell’attacco. Appena fuori ho guardato a sinistra, a destra e mi son chiesta da che parte saremmo dovuti andare per salvarci".
Alessia racconta anche di come quella notte fosse "interminabile", con i colpi dei calashnikov che non finivano mai. Sono rimasti dentro per paura di essere catturati. La sola speranza era di ritrovare Andrea e Valeria.
Dopo mesi di attesa, Alessia riceve una telefonata da Andrea: "Lo stavamo portando a Hotel dieu, l'ospedale del centro città". E fu così che la giovane veneziana si precipitò verso l'ospedale con il cuore in gola. Ma non c'era più niente da fare, Valeria era morta.
Per Alessia, la notte di quei fatefuli giorni è ancora segnata dal ricordo del camminare sulle persone per scappare e dalla sensazione che avesse ucciso qualcuno. "È un ricordo terribile, che mescola l'odore del sangue a quello della polvere da sparo e al rumore dei colpi fortissimo", racconta la giovane veneziana.
L'attacco del Bataclan fu una tragedia senza precedenti nella storia dell'Italia. Ma per Alessia, è stata anche un'esperienza che ha cambiato le sue regole di sopravvivenza: "È una cosa strana quando succede, sei uno dei sopravvissuti ad una strage. E ti chiedi tutto il tempo perché e se meriti la colpa", racconta Alessia.
Alessia, l'una delle due amiche di Valeria sopravvissute all'attacco, racconta: «Mi sono spostata per uscire a fumare una sigaretta, ho entrato in bagno e Andrea mi ha detto "Abbassati, dobbiamo scappare, stanno sparando". Io ero incredula, non capivo cosa stesse dicendo. Non avevo mai sentito dei colpi di kalashnikov in vita mia, mi sembravano dei pugni sul muro dati da un ubriaco».
La sua ricontroversione è ancora molto nitida: "Siamo rimasti dentro relativamente poco, siamo fuggiti proprio nel momento dell’avvio dell’attacco. Appena fuori ho guardato a sinistra, a destra e mi son chiesta da che parte saremmo dovuti andare per salvarci".
Alessia racconta anche di come quella notte fosse "interminabile", con i colpi dei calashnikov che non finivano mai. Sono rimasti dentro per paura di essere catturati. La sola speranza era di ritrovare Andrea e Valeria.
Dopo mesi di attesa, Alessia riceve una telefonata da Andrea: "Lo stavamo portando a Hotel dieu, l'ospedale del centro città". E fu così che la giovane veneziana si precipitò verso l'ospedale con il cuore in gola. Ma non c'era più niente da fare, Valeria era morta.
Per Alessia, la notte di quei fatefuli giorni è ancora segnata dal ricordo del camminare sulle persone per scappare e dalla sensazione che avesse ucciso qualcuno. "È un ricordo terribile, che mescola l'odore del sangue a quello della polvere da sparo e al rumore dei colpi fortissimo", racconta la giovane veneziana.
L'attacco del Bataclan fu una tragedia senza precedenti nella storia dell'Italia. Ma per Alessia, è stata anche un'esperienza che ha cambiato le sue regole di sopravvivenza: "È una cosa strana quando succede, sei uno dei sopravvissuti ad una strage. E ti chiedi tutto il tempo perché e se meriti la colpa", racconta Alessia.