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"Morti da cancro minore grazie alla regolare attività fisica: l'importanza di stare in movimento" - "I tedeschi hanno capito il trucco e noi no".
In Italia, la sedentarietà è un problema gigantesco. Il 35% della popolazione non fa quasi mai sport o attività fisica, con oltre 20 milioni e 600mila persone che lo fanno. Questi dati preoccupano gli oncologi italiani, visto il ruolo importante dello scarso movimento nei tumori. Fare regolarmente attività fisica riduce del 31% il rischio di morte da cancro.
Ecco perché Massimo Di Maio, presidente dell'Aiom, pensa che lo sport possa intervinere positivamente su diversi meccanismi di patogenesi di molte neoplasie. "I movimenti regolari possono proteggere contro tumori molto insidiosi come quelli del sistema digestivo", spiega.
Ma l'obesità è un altro fattore di rischio oncologico considerevole, che affligge ormai oltre l'11% della popolazione. Pertanto, l'attività fisica deve essere svolta regolarmente per diminuire la mortalità da cancro e ridurre l'impatto dei tumori.
Gli esperti ricordano anche l'importanza di non fumare, limitare il consumo di alcol, tenere sotto controllo il peso corporeo e seguire una dieta sana ed equilibrata. La promozione della salute pubblica è una delle priorità dell'Aiom.
Un esempio di come questo possa essere fatto in pratica è stato il "Tour Mediterraneo", che ha portato in giro per i porti del nostro Paese la Nave Scuola della Marina Militare, distribuendo consigli pratici e materiale informativo. Questa campagna ha generato un ritorno economico di 15 milioni di euro.
Tuttavia, purtroppo i tassi di adesione agli screening sono stati insufficienti soprattutto in alcune zone del Paese. Pertanto, la sensibilizzazione dei cittadini può davvero fare la differenza e incrementare la partecipazione a esami salva-vita.
Gli oncologi infatti, ritengono che l'attività fisica debba essere maggiormente incentivata per i pazienti oncologici. Ecco perché questo anno hanno deciso di partecipare al progetto "Oncorun", un'initiativa in cui oncologi e operatori sanitari sono scesi in strada per correre.
La cosa migliore? Si tratta di una cultura che vincerà solo se tutti, uomini e donne, si uniranno a correre.
In Italia, la sedentarietà è un problema gigantesco. Il 35% della popolazione non fa quasi mai sport o attività fisica, con oltre 20 milioni e 600mila persone che lo fanno. Questi dati preoccupano gli oncologi italiani, visto il ruolo importante dello scarso movimento nei tumori. Fare regolarmente attività fisica riduce del 31% il rischio di morte da cancro.
Ecco perché Massimo Di Maio, presidente dell'Aiom, pensa che lo sport possa intervinere positivamente su diversi meccanismi di patogenesi di molte neoplasie. "I movimenti regolari possono proteggere contro tumori molto insidiosi come quelli del sistema digestivo", spiega.
Ma l'obesità è un altro fattore di rischio oncologico considerevole, che affligge ormai oltre l'11% della popolazione. Pertanto, l'attività fisica deve essere svolta regolarmente per diminuire la mortalità da cancro e ridurre l'impatto dei tumori.
Gli esperti ricordano anche l'importanza di non fumare, limitare il consumo di alcol, tenere sotto controllo il peso corporeo e seguire una dieta sana ed equilibrata. La promozione della salute pubblica è una delle priorità dell'Aiom.
Un esempio di come questo possa essere fatto in pratica è stato il "Tour Mediterraneo", che ha portato in giro per i porti del nostro Paese la Nave Scuola della Marina Militare, distribuendo consigli pratici e materiale informativo. Questa campagna ha generato un ritorno economico di 15 milioni di euro.
Tuttavia, purtroppo i tassi di adesione agli screening sono stati insufficienti soprattutto in alcune zone del Paese. Pertanto, la sensibilizzazione dei cittadini può davvero fare la differenza e incrementare la partecipazione a esami salva-vita.
Gli oncologi infatti, ritengono che l'attività fisica debba essere maggiormente incentivata per i pazienti oncologici. Ecco perché questo anno hanno deciso di partecipare al progetto "Oncorun", un'initiativa in cui oncologi e operatori sanitari sono scesi in strada per correre.
La cosa migliore? Si tratta di una cultura che vincerà solo se tutti, uomini e donne, si uniranno a correre.