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La Casa Bianca ha lanciato un nuovo attacco alla Europa, definendola come una realtà in declino e meno affidabile come pilastro occidentale. Il documento di sicurezza nazionale, pubblicato senza anticipazioni, presenta un cambio di paradigma nello sguardo con cui l'Amministrazione Trump valuta gli alleati storici.
L'Europa viene accusata di avere una quota del PIL globale scesa dal 25% degli anni '90 all'attuale 14%, attribuita a regolamenti "soffocanti" e a istituzioni sovranazionali che avrebbero "limitato creatività e operosità". Il continente viene anche accusato di aver "smarrito fiducia nella propria civiltà", un indebolimento che comprometterebbe competitività e coesione interna.
Il documento formula una previsione destinata a far discutere: "È plausibile che nel giro di pochi decenni alcuni Paesi della Nato avranno popolazioni a maggioranza non europea", una condizione che, secondo la Casa Bianca, potrebbe influire sulla fedeltà all'Alleanza Atlantica così come conceputa alla sua fondazione nel 1949.
Il testo anche accusa l'immigrazione di essere un fattore di conflitto e si afferma che gli Stati Uniti non debbano più tentare di "dominare permanentemente l'intero mondo", ma occuparsi solo delle minacce che toccano direttamente gli interessi nazionali.
Il documento presenta anche una visione critica della guerra in Ucraina, con toni critici verso i governi europei più che verso il Cremlino. Si afferma che "è nell'interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina" e si parla di "aspettative irrealistiche" in Europa sulla durata del conflitto e di esecutivi "di minoranza e instabili" che soffocherebbero il dissenso interno.
Le reazioni degli analisti vicini all'area democratica sono state immediate, definendo il documento un testo "ideologico più che strategico" e accusando la Casa Bianca di sovrapporre la narrativa politica interna alla dottrina di sicurezza.
L'Europa viene accusata di avere una quota del PIL globale scesa dal 25% degli anni '90 all'attuale 14%, attribuita a regolamenti "soffocanti" e a istituzioni sovranazionali che avrebbero "limitato creatività e operosità". Il continente viene anche accusato di aver "smarrito fiducia nella propria civiltà", un indebolimento che comprometterebbe competitività e coesione interna.
Il documento formula una previsione destinata a far discutere: "È plausibile che nel giro di pochi decenni alcuni Paesi della Nato avranno popolazioni a maggioranza non europea", una condizione che, secondo la Casa Bianca, potrebbe influire sulla fedeltà all'Alleanza Atlantica così come conceputa alla sua fondazione nel 1949.
Il testo anche accusa l'immigrazione di essere un fattore di conflitto e si afferma che gli Stati Uniti non debbano più tentare di "dominare permanentemente l'intero mondo", ma occuparsi solo delle minacce che toccano direttamente gli interessi nazionali.
Il documento presenta anche una visione critica della guerra in Ucraina, con toni critici verso i governi europei più che verso il Cremlino. Si afferma che "è nell'interesse fondamentale degli Stati Uniti negoziare una rapida cessazione delle ostilità in Ucraina" e si parla di "aspettative irrealistiche" in Europa sulla durata del conflitto e di esecutivi "di minoranza e instabili" che soffocherebbero il dissenso interno.
Le reazioni degli analisti vicini all'area democratica sono state immediate, definendo il documento un testo "ideologico più che strategico" e accusando la Casa Bianca di sovrapporre la narrativa politica interna alla dottrina di sicurezza.