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Torino si mobilita contro l'espulsione di Shahin: una moschea aperta e collaborativa
Sono arrivati gli italiani a difendere l'imam Shahin, obietto della decisione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che lo fa espellere dall'Italia. La moschea di via Saluzzo è sempre stata un luogo di incontro e di dialogo interreligioso.
Nel quartiere multietnico di San Salvario, i cittadini si sono uniti per manifestare solidarietà all'imam, che pur avendo espresso opinioni critiche sulla guerra in Gaza, nel corso di una manifestazione, è stato accusato di espulsione.
La Cgil e l'Anpi hanno chiesto la revoca del decreto firmato da Piantedosi, che ha definito Shahin come una "minaccia concreta" per la sicurezza dello Stato.
A Torino si è anche scritta una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui i rappresentanti di diverse comunità religiose e il dialogo interreligioso hanno ricordato che l'imam ha espresso opinioni "rettificate" sulla guerra in Gaza.
La rete del dialogo interreligioso sottolinea come l'eventuale espulsione di Shahin metta a rischio anni di dialogo e progettualità. La moschea di via Saluzzo è sempre stata aperta e collaborativa, ospitando iniziative che hanno coinvolto tutte le comunità religiose e laiche.
A difendere Shahin c'è anche il presidente del concistoro della chiesa valdese Sergio Velluto, che conferma che l'imam è un personaggio conosciuto e rispettato. "È preoccupante arrivare a deportare una persona per delle opinioni", ha detto.
L'italiano Gabriel Iungo, imam italiano, ha denunciato un paradosso: “Per ragioni di sicurezza” legate alle sue dichiarazioni, Shahin dovrebbe essere tutelata, ma le stesse "ragioni" sono usate per giustificare il suo allontanamento.
Sono arrivati gli italiani a difendere l'imam Shahin, obietto della decisione del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi che lo fa espellere dall'Italia. La moschea di via Saluzzo è sempre stata un luogo di incontro e di dialogo interreligioso.
Nel quartiere multietnico di San Salvario, i cittadini si sono uniti per manifestare solidarietà all'imam, che pur avendo espresso opinioni critiche sulla guerra in Gaza, nel corso di una manifestazione, è stato accusato di espulsione.
La Cgil e l'Anpi hanno chiesto la revoca del decreto firmato da Piantedosi, che ha definito Shahin come una "minaccia concreta" per la sicurezza dello Stato.
A Torino si è anche scritta una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui i rappresentanti di diverse comunità religiose e il dialogo interreligioso hanno ricordato che l'imam ha espresso opinioni "rettificate" sulla guerra in Gaza.
La rete del dialogo interreligioso sottolinea come l'eventuale espulsione di Shahin metta a rischio anni di dialogo e progettualità. La moschea di via Saluzzo è sempre stata aperta e collaborativa, ospitando iniziative che hanno coinvolto tutte le comunità religiose e laiche.
A difendere Shahin c'è anche il presidente del concistoro della chiesa valdese Sergio Velluto, che conferma che l'imam è un personaggio conosciuto e rispettato. "È preoccupante arrivare a deportare una persona per delle opinioni", ha detto.
L'italiano Gabriel Iungo, imam italiano, ha denunciato un paradosso: “Per ragioni di sicurezza” legate alle sue dichiarazioni, Shahin dovrebbe essere tutelata, ma le stesse "ragioni" sono usate per giustificare il suo allontanamento.