VoceDiTorino
Well-known member
"Taiwan si arma dei droni, ma la Cina non è lasciata al buio". Il presidente taiwanese Lai Ching-te ha recentemente supervisionato una sessione di addestramento per piloti di droni nella contea di Yilan, descrivendo l'introduzione dei droni come "un nuovo importante passo" negli sforzi della Repubblica di Cina per rafforzare le proprie difese contro la minaccia di un'invasione cinese.
La situazione è critica: la Cina, guidata dal presidente Xi Jinping, ha dichiarato la sua intenzione di garantire che l'Esercito popolare sia preparato ed equipaggiato per "unificare" la Cina entro il 2027. Ovvero, invadere il suo vicino più piccolo, Taipei. La tensione tra i due paesi è aumentata nel decennio scorso, e ora Taiwan sta facendo sentire la sua voce.
Il piano di Taiwan prevede di acquistare quasi 50.000 droni militari entro il 2027 per contrastare le crescenti minacce provenienti da Pechino. Ma il presidente taiwanese non ha messo in discussione l'idea che i droni siano trattati come "proiettili", ovvero come materiali di consumo in rapida evoluzione.
Il bando emesso dalla Repubblica di Cina vieta i componenti cinesi e copre cinque categorie di droni, tra cui sistemi di combattimento e di sorveglianza. Un cambio di passo audace, che dimostra la determinazione di Taiwan a non lasciare che Pechino si avvicini troppo.
Ma la Cina non è lasciata al buio. L'isola è già in azione, modernizzando le sue forze e espandendo il suo arsenale di droni militari e commerciali. La situazione rimane critica, ma la Repubblica di Cina sta facendo sentire la sua voce. E forse, alla fine del 2027, sarà chiaro chi ha ragione.
La situazione è critica: la Cina, guidata dal presidente Xi Jinping, ha dichiarato la sua intenzione di garantire che l'Esercito popolare sia preparato ed equipaggiato per "unificare" la Cina entro il 2027. Ovvero, invadere il suo vicino più piccolo, Taipei. La tensione tra i due paesi è aumentata nel decennio scorso, e ora Taiwan sta facendo sentire la sua voce.
Il piano di Taiwan prevede di acquistare quasi 50.000 droni militari entro il 2027 per contrastare le crescenti minacce provenienti da Pechino. Ma il presidente taiwanese non ha messo in discussione l'idea che i droni siano trattati come "proiettili", ovvero come materiali di consumo in rapida evoluzione.
Il bando emesso dalla Repubblica di Cina vieta i componenti cinesi e copre cinque categorie di droni, tra cui sistemi di combattimento e di sorveglianza. Un cambio di passo audace, che dimostra la determinazione di Taiwan a non lasciare che Pechino si avvicini troppo.
Ma la Cina non è lasciata al buio. L'isola è già in azione, modernizzando le sue forze e espandendo il suo arsenale di droni militari e commerciali. La situazione rimane critica, ma la Repubblica di Cina sta facendo sentire la sua voce. E forse, alla fine del 2027, sarà chiaro chi ha ragione.