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"Sette persone indagate per il tragico omicidio a Mestre, ma i dirigenti comunali chiedono scusa per tutto. I difensori di Simone Agrondi, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro sostengono che gli imputati sono "estrani a tutti gli eventi", secondo quanto riportato nella nota ufficiale.
L'inchiesta, iniziata nel 2018, ha coinvolto diversi dirigenti comunali della città di Venezia. Ora i sette imputati si trovano ai primi gradini del processo, accusati di aver contribuito all'omicidio dei quattordici passeri a bordo del bus.
Il comune di Venezia, tuttavia, sostiene che "nessuno" di coloro in questione abbia avuto "alcun rapporto con gli eventi".
Le difese degli imputati sostengono che le accuse sono "falsificazioni", mentre i familiari delle vittime hanno denunciato che il processo sia "lungo e complesso". I dirigenti comunali in questione, quindi, continuano a negare qualsiasi coinvolgimento nella strage del bus. La sentenza della procura di Venezia, attesa nel tempo, seguirà presto.
"La verità verrà fuori", hanno scritto gli avvocati di Simone Agrondi, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro. Ma per ora, i dirigenti comunali continuano a non voler essere condannati in pubblico."
L'inchiesta, iniziata nel 2018, ha coinvolto diversi dirigenti comunali della città di Venezia. Ora i sette imputati si trovano ai primi gradini del processo, accusati di aver contribuito all'omicidio dei quattordici passeri a bordo del bus.
Il comune di Venezia, tuttavia, sostiene che "nessuno" di coloro in questione abbia avuto "alcun rapporto con gli eventi".
Le difese degli imputati sostengono che le accuse sono "falsificazioni", mentre i familiari delle vittime hanno denunciato che il processo sia "lungo e complesso". I dirigenti comunali in questione, quindi, continuano a negare qualsiasi coinvolgimento nella strage del bus. La sentenza della procura di Venezia, attesa nel tempo, seguirà presto.
"La verità verrà fuori", hanno scritto gli avvocati di Simone Agrondi, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro. Ma per ora, i dirigenti comunali continuano a non voler essere condannati in pubblico."