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Il governo italiano ha deciso di aggiungere due euro alla spesa per ogni pacco di basso valore che arriva dall'estero, ma anche le spedizioni che partono dalla nostra patria saranno soggette a questo contributo. Un piano di emergenza per prevenire che la misura si trasformi in un dazio vero e proprio.
Le associazioni della moda, come Camera della Moda e Confindustria Moda, hanno chiesto un intervento contro l'arrivo massiccio di pacchi a basso valore che alterano la concorrenza e creano dumping impossibili da sostenere per le imprese italiane. Ma il governo sostiene che non si tratta di alzare barriere verso Pechino, ma di frenare la concorrenza sleale e i rischi legati alla contraffazione.
La Francia ha tentato senza successo di bloccare temporaneamente la piattaforma Shein in seguito alla vendita, poi rimossa, di prodotti illegali. Ma adesso è l'Italia a prendere il passo, con un piano per introdurre rapidamente un sistema che permetta verifiche più rigorose.
I Paesi europei hanno scritto alla Commissione UE chiedendo una risposta coordinata ai rischi legati alle grandi piattaforme cinesi dell'e-commerce. La richiesta è chiara: più controlli, applicazione rigorosa del Digital Services Act e misure provvisorie.
La tassa da due euro sarà applicata a tutte le spedizioni provenienti da Paesi extra-UE con valore dichiarato inferiore ai 150 euro. Non è una tassa sul singolo prodotto, ma sull'intera spedizione: un ordine da pochi euro pagherebbe comunque lo stesso contributo.
L'effetto più immediato sarà psicologico: l'ordine da pochi euro, fatto in modo impulsivo e senza pensarci troppo, diventerà meno conveniente. I consumatori potranno scegliere di accorpare più articoli in un unico acquisto per diluire il costo della tassa.
Le piattaforme dovranno decidere come reagire, assorbire il contributo per mantenere competitività o scaricarlo sul cliente. La scelta sarà difficile e dipenderà dalla strategia che ciascun colosso sceglierà per difendere la propria quota di mercato.
Il piano di emergenza del governo italiano potrebbe essere solo il primo passo per frenare l'avanzata dello shopping ultra low cost. Ma è sicuro che due euro saranno davvero sufficienti a frenare l'avanzata del shopping super economico?
Le associazioni della moda, come Camera della Moda e Confindustria Moda, hanno chiesto un intervento contro l'arrivo massiccio di pacchi a basso valore che alterano la concorrenza e creano dumping impossibili da sostenere per le imprese italiane. Ma il governo sostiene che non si tratta di alzare barriere verso Pechino, ma di frenare la concorrenza sleale e i rischi legati alla contraffazione.
La Francia ha tentato senza successo di bloccare temporaneamente la piattaforma Shein in seguito alla vendita, poi rimossa, di prodotti illegali. Ma adesso è l'Italia a prendere il passo, con un piano per introdurre rapidamente un sistema che permetta verifiche più rigorose.
I Paesi europei hanno scritto alla Commissione UE chiedendo una risposta coordinata ai rischi legati alle grandi piattaforme cinesi dell'e-commerce. La richiesta è chiara: più controlli, applicazione rigorosa del Digital Services Act e misure provvisorie.
La tassa da due euro sarà applicata a tutte le spedizioni provenienti da Paesi extra-UE con valore dichiarato inferiore ai 150 euro. Non è una tassa sul singolo prodotto, ma sull'intera spedizione: un ordine da pochi euro pagherebbe comunque lo stesso contributo.
L'effetto più immediato sarà psicologico: l'ordine da pochi euro, fatto in modo impulsivo e senza pensarci troppo, diventerà meno conveniente. I consumatori potranno scegliere di accorpare più articoli in un unico acquisto per diluire il costo della tassa.
Le piattaforme dovranno decidere come reagire, assorbire il contributo per mantenere competitività o scaricarlo sul cliente. La scelta sarà difficile e dipenderà dalla strategia che ciascun colosso sceglierà per difendere la propria quota di mercato.
Il piano di emergenza del governo italiano potrebbe essere solo il primo passo per frenare l'avanzata dello shopping ultra low cost. Ma è sicuro che due euro saranno davvero sufficienti a frenare l'avanzata del shopping super economico?