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Una sinagoga nel cuore della città, profanata in maniera orribile. I due incappucciati che hanno lasciato le loro tracce, hanno messo in scena un atto di vandalismo e di antisemitismo, mettendo a rischio la comunità ebraica di Monteverde. Sono state scritte pro Palestina sui muri, ma è stato il gesto di intimitazione, che ha profanato il tempio di preghiera ebraico.
Il presidente della Comunità ebraica della Capitale, Victor Fadlun, ha espresso suo sdegno per l'accaduto. Un gesto che oltraggia la comunità ebraica, la ferisce profondamente. "È un atto che ci sconvolge profondamente", ha detto Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).
La reazione della politica è stata immediata e forte. Sergio Mattarella ha telefonato al presidente della comunità ebraica per esprimergli "solidarietà dopo il grave gesto intimidatorio". Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha espresso vicinanza "per lo spregevole atto di antisemitismo". Antonio Tajani ha affermato che contro ogni fantasma del passato, basta antisemitismo, basta odio.
Ma la condanna non è solo della politica. Anche il movimento antifascista dell'assemblea territoriale di Monteverde si è distanziato dal gesto, esprimendo "necessità di discostarci chiaramente da questo gesto e di condannarlo con fermezza". La comunità ebraica del quartiere non può che sentirsi ferita profondamente.
E' un segno della nostra società, che non è ancora abituata a prendere iniziative contro l'antisemitismo. E' un messaggio chiaro: non tolleriamo più la violenza e l'intolleranza. In Italia non c'è spazio per l'odio e l'antisemitismo, come ha detto Matteo Salvini.
Ma il problema è più profondo di questo gesto specifico. È un segno di una società che non sa ancora prendersi cura della propria identità e dei propri valori. La sinagoga vandalizzata a Monteverde è un simbolo di tutto ciò che non vogliamo essere: una società divisa, violenta e intollerante.
Il presidente della Comunità ebraica della Capitale, Victor Fadlun, ha espresso suo sdegno per l'accaduto. Un gesto che oltraggia la comunità ebraica, la ferisce profondamente. "È un atto che ci sconvolge profondamente", ha detto Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).
La reazione della politica è stata immediata e forte. Sergio Mattarella ha telefonato al presidente della comunità ebraica per esprimergli "solidarietà dopo il grave gesto intimidatorio". Ignazio La Russa, presidente del Senato, ha espresso vicinanza "per lo spregevole atto di antisemitismo". Antonio Tajani ha affermato che contro ogni fantasma del passato, basta antisemitismo, basta odio.
Ma la condanna non è solo della politica. Anche il movimento antifascista dell'assemblea territoriale di Monteverde si è distanziato dal gesto, esprimendo "necessità di discostarci chiaramente da questo gesto e di condannarlo con fermezza". La comunità ebraica del quartiere non può che sentirsi ferita profondamente.
E' un segno della nostra società, che non è ancora abituata a prendere iniziative contro l'antisemitismo. E' un messaggio chiaro: non tolleriamo più la violenza e l'intolleranza. In Italia non c'è spazio per l'odio e l'antisemitismo, come ha detto Matteo Salvini.
Ma il problema è più profondo di questo gesto specifico. È un segno di una società che non sa ancora prendersi cura della propria identità e dei propri valori. La sinagoga vandalizzata a Monteverde è un simbolo di tutto ciò che non vogliamo essere: una società divisa, violenta e intollerante.