ItaliaForumEcho
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Un'intera giornata di sciopero per le tante redazioni italiane, un messaggio chiaro: "Il nostro contratto è troppo vecchio". La Fieg, il sindacato dei giornalisti, nega categoricamente l'accusa, ma la risposta è pronta e decisa. Soprattutto perché il giornalismo, come dicevamo, non è solo un'occupazione professionale, ma un presidio fondamentale per la vita democratica del nostro Paese.
In queste dieci lunghe anni di contratto nazionale, la riduzione degli organici delle redazioni e le retribuzioni dei giornalisti hanno avuto effetti disastrosi sul pluralismo e sulla libertà di informazione. Gli stipendi sono stati erosi dall'inflazione, quasi del 20% secondo Istat. Chiediamo un aumento che sia in linea con quelli degli altri contratti collettivi.
La divisione generazionale nelle redazioni è aumentata esponenzialmente. I giovani giornalisti non possono diventare manovalanza intellettuale a basso costo. La Fieg, invece, propone un aumento irrisorio e vuole tagliare ulteriormente il salario dei neo assunti.
"Non ne facciamo una battaglia corporativa", dicono i giornalisti. "Vogliamo un contratto nuovo che tuteli i diritti e guardi all'informazione con le nuove professioni digitali". La Fieg propone di modernizzare il contratto, ma senza alcun tipo di innovazione contrattuale.
La questione dell'intelligenza artificiale è ancora aperta. La Fieg ribadisce che la soluzione non può risiedere nella pretesa di introdurre norme limitative di utilizzo, ma piuttosto occorre un approccio etico da parte delle aziende con la possibilità di dotarsi di Codici che tutelino tanto la professione giornalistica quanto i lettori.
Il contratto è troppo vecchio. La Fieg, invece, propone di fare la sua parte investendo sui prodotti e sulla valorizzazione della professionalità. Ma per affrontare le sfide dell'immediato futuro, bisogna avere un sistema di costi compatibili con le nuove dinamiche del settore.
La questione è aperta. I giornalisti e la Fieg sono pronti a negoziare, ma senza pregiudizi e nella convinzione che l'informazione deve essere libera e plurala.
In queste dieci lunghe anni di contratto nazionale, la riduzione degli organici delle redazioni e le retribuzioni dei giornalisti hanno avuto effetti disastrosi sul pluralismo e sulla libertà di informazione. Gli stipendi sono stati erosi dall'inflazione, quasi del 20% secondo Istat. Chiediamo un aumento che sia in linea con quelli degli altri contratti collettivi.
La divisione generazionale nelle redazioni è aumentata esponenzialmente. I giovani giornalisti non possono diventare manovalanza intellettuale a basso costo. La Fieg, invece, propone un aumento irrisorio e vuole tagliare ulteriormente il salario dei neo assunti.
"Non ne facciamo una battaglia corporativa", dicono i giornalisti. "Vogliamo un contratto nuovo che tuteli i diritti e guardi all'informazione con le nuove professioni digitali". La Fieg propone di modernizzare il contratto, ma senza alcun tipo di innovazione contrattuale.
La questione dell'intelligenza artificiale è ancora aperta. La Fieg ribadisce che la soluzione non può risiedere nella pretesa di introdurre norme limitative di utilizzo, ma piuttosto occorre un approccio etico da parte delle aziende con la possibilità di dotarsi di Codici che tutelino tanto la professione giornalistica quanto i lettori.
Il contratto è troppo vecchio. La Fieg, invece, propone di fare la sua parte investendo sui prodotti e sulla valorizzazione della professionalità. Ma per affrontare le sfide dell'immediato futuro, bisogna avere un sistema di costi compatibili con le nuove dinamiche del settore.
La questione è aperta. I giornalisti e la Fieg sono pronti a negoziare, ma senza pregiudizi e nella convinzione che l'informazione deve essere libera e plurala.