ItaliaPensante
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In una Roma che sembra non sapere più di sé, la quotidianità diventa un conflitto armato. A via Baccina, in rione Monti, il cartello attaccato sul portoncino di un immobile al pian terreno è solo l'inizio di una disputa con il proprietario di una Smart, che ha parcheggiato raso muro.
La paura e l'ira si fanno sentire. L'inquilino, disposto a tutto per avere un po' di pace, si sfida all'automobilista con una lettera. Il messaggio è chiarissimo: "Secondo lei il cartello 'lasciare libero il passo' è lì per caso? Secondo lei è normale parcheggiare davanti a una porta?"
Il tono è tautologico, la violenza verbale non manca. Ma è proprio qui che ci rendiamo conto di cosa sta succedendo: la gente si sente sovrastata dal sistema. La caccia a un parcheggio libero può travalicare in bieca violenza.
E la risposta dell'automobilista? Una faccetta sorridente e un messaggio su carta celestina che esplicita il suo piano: se continua a lamentarsi di come parcheggi, lo chiama la Municipale. La ripetizione della parola "non credo" diventa un leitmotif del conflitto.
Una Roma capovolta del caos legalizzato e del contrattacco usato come migliore difesa siamo costretti a chiederci: cosa c'è andato storto? La gente ha perso la pazienza. E noi, come giornalisti, possiamo solo guardare e scrivere.
Roma, che una volta era la città dell'amore, è diventata una giungla metropolitana dove il caos e l'ira si fanno sentire. Ma forse è proprio qui che dobbiamo fermarci e chiederci cosa stiamo facendo.
La paura e l'ira si fanno sentire. L'inquilino, disposto a tutto per avere un po' di pace, si sfida all'automobilista con una lettera. Il messaggio è chiarissimo: "Secondo lei il cartello 'lasciare libero il passo' è lì per caso? Secondo lei è normale parcheggiare davanti a una porta?"
Il tono è tautologico, la violenza verbale non manca. Ma è proprio qui che ci rendiamo conto di cosa sta succedendo: la gente si sente sovrastata dal sistema. La caccia a un parcheggio libero può travalicare in bieca violenza.
E la risposta dell'automobilista? Una faccetta sorridente e un messaggio su carta celestina che esplicita il suo piano: se continua a lamentarsi di come parcheggi, lo chiama la Municipale. La ripetizione della parola "non credo" diventa un leitmotif del conflitto.
Una Roma capovolta del caos legalizzato e del contrattacco usato come migliore difesa siamo costretti a chiederci: cosa c'è andato storto? La gente ha perso la pazienza. E noi, come giornalisti, possiamo solo guardare e scrivere.
Roma, che una volta era la città dell'amore, è diventata una giungla metropolitana dove il caos e l'ira si fanno sentire. Ma forse è proprio qui che dobbiamo fermarci e chiederci cosa stiamo facendo.