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L'influenza aviaria, un virus che ha sempre minacciato la salute umana, potrebbe diventare ancora più pericoloso grazie a una sua tolleranza al calore. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science, i virus dell'influenza aviaria sono in grado di replicarsi anche a temperature superiori a quelle che normalmente il corpo umano raggiunge in caso di febbre.
La struttura genetica del virus è la chiave del suo potenziale pericolo. La sua tolleranza al calore gli consente di persistere e replicarsi anche quando la temperatura corporea sale, condizione che avrebbe debellato il virus influenzale umano. In effetti, quando la temperatura corporea sale, il virus umano A (come il PR8) perde la capacità di replicarsi, riducendo la gravità dell'infezione.
Tuttavia, i virus aviari prosperano in ambienti con temperature molto più elevate, come quelle che si registrano nell'intestino degli uccelli acquatici, dove raggiungono anche i 40-42°C. Questo comportamento è particolarmente preoccupante, poiché potrebbe permettere al virus di adattarsi all'ambiente umano e causare danni gravi e difficili da contrastare.
Lo studio ha messo in luce un potenziale pericolo: la possibilità che il virus aviario possa adattarsi all'ambiente umano, causando malattie severe. I ricercatori hanno osservato che la replicazione virale persisteva anche quando la temperatura veniva innalzata di 2°C, condizione che avrebbe debellato il virus influenzale umano.
Il rischio che il trasferimento di segmenti genetici tra virus aviari e umani possa ripetersi rimane alto, come confermato dallo studio. L'attenzione deve essere puntata sui ceppi aviari emergenti, in particolare quelli della linea H5N1, che in passato hanno causato tassi di mortalità umana superiori al 40%.
L'Europa sta vivendo una vera e propria impennata dei casi di influenza aviaria. Secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono stati segnalati 1.443 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) A(H5) in 26 paesi, un aumento di quattro volte rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
La maggior parte dei casi di infezione è stata causata dal ceppo A(H5N1), una variante che sta diventando sempre più diffusa, specialmente tra gli uccelli migratori. Di fronte a questa allarmante situazione, l'Efsa ha sottolineato l'urgenza di rafforzare la sorveglianza e applicare misure di biosicurezza sempre più stringenti.
La prevenzione è fondamentale per evitare che l'Hpai entri negli allevamenti di pollame, dove la diffusione del virus potrebbe essere devastante. Come avvertono gli esperti, l'incrocio genetico tra virus aviari e umani potrebbe rappresentare una delle principali minacce per future pandemie, e il monitoraggio continuo dei ceppi in circolazione è più che mai necessario.
La struttura genetica del virus è la chiave del suo potenziale pericolo. La sua tolleranza al calore gli consente di persistere e replicarsi anche quando la temperatura corporea sale, condizione che avrebbe debellato il virus influenzale umano. In effetti, quando la temperatura corporea sale, il virus umano A (come il PR8) perde la capacità di replicarsi, riducendo la gravità dell'infezione.
Tuttavia, i virus aviari prosperano in ambienti con temperature molto più elevate, come quelle che si registrano nell'intestino degli uccelli acquatici, dove raggiungono anche i 40-42°C. Questo comportamento è particolarmente preoccupante, poiché potrebbe permettere al virus di adattarsi all'ambiente umano e causare danni gravi e difficili da contrastare.
Lo studio ha messo in luce un potenziale pericolo: la possibilità che il virus aviario possa adattarsi all'ambiente umano, causando malattie severe. I ricercatori hanno osservato che la replicazione virale persisteva anche quando la temperatura veniva innalzata di 2°C, condizione che avrebbe debellato il virus influenzale umano.
Il rischio che il trasferimento di segmenti genetici tra virus aviari e umani possa ripetersi rimane alto, come confermato dallo studio. L'attenzione deve essere puntata sui ceppi aviari emergenti, in particolare quelli della linea H5N1, che in passato hanno causato tassi di mortalità umana superiori al 40%.
L'Europa sta vivendo una vera e propria impennata dei casi di influenza aviaria. Secondo l'Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), tra il 6 settembre e il 14 novembre 2025 sono stati segnalati 1.443 casi di influenza aviaria ad alta patogenicità (Hpai) A(H5) in 26 paesi, un aumento di quattro volte rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
La maggior parte dei casi di infezione è stata causata dal ceppo A(H5N1), una variante che sta diventando sempre più diffusa, specialmente tra gli uccelli migratori. Di fronte a questa allarmante situazione, l'Efsa ha sottolineato l'urgenza di rafforzare la sorveglianza e applicare misure di biosicurezza sempre più stringenti.
La prevenzione è fondamentale per evitare che l'Hpai entri negli allevamenti di pollame, dove la diffusione del virus potrebbe essere devastante. Come avvertono gli esperti, l'incrocio genetico tra virus aviari e umani potrebbe rappresentare una delle principali minacce per future pandemie, e il monitoraggio continuo dei ceppi in circolazione è più che mai necessario.