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Il Parkinson, una malattia caratterizzata da una progressione inevitabile, è causata da un fattore fondamentale: la neuroinfiammazione cronica. Questo è stato confermato da uno studio che ha svelato il meccanismo alla base della patologia.
I ricercatori hanno utilizzato un tracciante innovativo per osservare l'attivazione delle microglie, le cellule immunitarie del cervello, in aree specifiche dei pazienti. Questo conferma la presenza di una risposta infiammatoria costantemente attiva che porta al peggioramento dei sintomi motori e cognitivi.
Secondo il prof. Salvatore Cuzzocrea, ordinario di Farmacologia dell'Università degli Studi di Messina, c'è un centro di questo processo neuroinfiammatorio: l'alfa-sinucleina, una proteina che si accumula formando aggregati tossici, i corpi di Lewy. Questi aggregati stimolano il fenotipo proinfiammatorio della microglia, creando un circolo vizioso che alimenta la neurodegenerazione.
La comprensione di questi meccanismi aiuta a spiegare non solo i sintomi motori del Parkinson, ma anche quelli non motori come affaticamento, depressione e disturbi del sonno. I ricercatori lavorano attualmente su molecole che possono prevenire l'accumulo di alfa-sinucleina, modulare la risposta neuroinfiammatoria e proteggere i mitocondri.
La Palmitoiletanolamide-Pea, una sostanza prodotta dal nostro organismo, è stata sperimentata per controllare la neuroinfiammazione prevenendo l'accumulo di alfa-sinucleina. La sua somministrazione in forma biodisponibile potrebbe rappresentare una strategia promettente per rallentare la progressione della malattia e migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti.
In definitiva, intervenire precocemente su questi meccanismi potrebbe essere l'ultima speranza per coloro che soffrono di Parkinson.
I ricercatori hanno utilizzato un tracciante innovativo per osservare l'attivazione delle microglie, le cellule immunitarie del cervello, in aree specifiche dei pazienti. Questo conferma la presenza di una risposta infiammatoria costantemente attiva che porta al peggioramento dei sintomi motori e cognitivi.
Secondo il prof. Salvatore Cuzzocrea, ordinario di Farmacologia dell'Università degli Studi di Messina, c'è un centro di questo processo neuroinfiammatorio: l'alfa-sinucleina, una proteina che si accumula formando aggregati tossici, i corpi di Lewy. Questi aggregati stimolano il fenotipo proinfiammatorio della microglia, creando un circolo vizioso che alimenta la neurodegenerazione.
La comprensione di questi meccanismi aiuta a spiegare non solo i sintomi motori del Parkinson, ma anche quelli non motori come affaticamento, depressione e disturbi del sonno. I ricercatori lavorano attualmente su molecole che possono prevenire l'accumulo di alfa-sinucleina, modulare la risposta neuroinfiammatoria e proteggere i mitocondri.
La Palmitoiletanolamide-Pea, una sostanza prodotta dal nostro organismo, è stata sperimentata per controllare la neuroinfiammazione prevenendo l'accumulo di alfa-sinucleina. La sua somministrazione in forma biodisponibile potrebbe rappresentare una strategia promettente per rallentare la progressione della malattia e migliorare significativamente la qualità della vita dei pazienti.
In definitiva, intervenire precocemente su questi meccanismi potrebbe essere l'ultima speranza per coloro che soffrono di Parkinson.