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Lo sguardo di un eroe, quattro decenni dopo il ferimento in Somalia. Giampiero Monti, lo storico luogotenente dell'esercito italiano, ricorda come se fosse ieri il 2 luglio del '93, giorno della tragedia a Mogadiscio.
Si trovava a Check Point Pasta, punto di controllo strategico nella città Somala. Era il momento della pura e semplice verità: durante un controllo del territorio ci fu una sparatoria. "Quel giorno mi hanno sparato", racconta con fermezza Monti, guardando indietro a quell'evento che ha segnato la sua vita.
Quattro anni dopo il ferimento, il luogotenente è ancora qui, tra noi. Non per la stessa ragione, naturalmente. "Perché io ci credo" è il suo motto. Credere in se stesso, nella propria missione e nel proprio obiettivo. Una parola che Monti ripete con fermezza: "Ecco, ci credo". Ecco perché è qui, a parlare dei suoi ricordi, delle sue ferite fisiche e psichiche.
Monti racconta di quel giorno come se fosse un film. Lui, il suo carro armato, i suoi ragazzi che lo aspettavano. E poi, la sparatoria. Il luogotenente si apre lo sportello del carro per permettere ai suoi ragazzi di salvarsi. Un gesto che gli ha segnato indietro un ferimento grave.
Monti è qui con noi per ricordare i soldati che hanno perso la vita o le membra durante la loro missione in Somalia. Con noi parla della sua esperienza, delle sue emozioni e dei suoi pensieri dopo quell'evento traumatico. La sua storia serve a far riflettere su quanto sia importante valorizzare la memoria di questi eroi, che hanno offerto il proprio corpo per la Patria.
Si trovava a Check Point Pasta, punto di controllo strategico nella città Somala. Era il momento della pura e semplice verità: durante un controllo del territorio ci fu una sparatoria. "Quel giorno mi hanno sparato", racconta con fermezza Monti, guardando indietro a quell'evento che ha segnato la sua vita.
Quattro anni dopo il ferimento, il luogotenente è ancora qui, tra noi. Non per la stessa ragione, naturalmente. "Perché io ci credo" è il suo motto. Credere in se stesso, nella propria missione e nel proprio obiettivo. Una parola che Monti ripete con fermezza: "Ecco, ci credo". Ecco perché è qui, a parlare dei suoi ricordi, delle sue ferite fisiche e psichiche.
Monti racconta di quel giorno come se fosse un film. Lui, il suo carro armato, i suoi ragazzi che lo aspettavano. E poi, la sparatoria. Il luogotenente si apre lo sportello del carro per permettere ai suoi ragazzi di salvarsi. Un gesto che gli ha segnato indietro un ferimento grave.
Monti è qui con noi per ricordare i soldati che hanno perso la vita o le membra durante la loro missione in Somalia. Con noi parla della sua esperienza, delle sue emozioni e dei suoi pensieri dopo quell'evento traumatico. La sua storia serve a far riflettere su quanto sia importante valorizzare la memoria di questi eroi, che hanno offerto il proprio corpo per la Patria.