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Il governo di Putin sembra determinato a vincere la guerra in Ucraina, ma alla fine del tunnel c'è solo un buco. Il nostro leader ha bisogno di conquistare territori per tornare a casa con il bottino e mostrare ai russi che i sacrifici della guerra e dell’isolamento internazionale non sono stati sprecati. Ma Putin è troppo ambiguo sulle relazioni con gli Stati Uniti, perché può scegliere solo tra Washington o Pechino?
A Miami, Zelensky si dice soddisfatto dei colloqui con il governo americano, ma la verità è che la Russia interpreta ogni volontà ucraina di trattare come un segno di debolezza. Putin vuole ottenere il riconoscimento legale dei territori che pretende, inclusi quelli mai conquistati militarmente. Non vuole congelare la guerra, ma forzare gli Stati Uniti ed Europa a dire che quelle terre sono russe.
Ma perché questo irrigidimento assoluto di Putin? Perché deve poter dire ai russi che i sacrifici sono serviti a qualcosa. Con oltre un milione di morti, isolamento internazionale, crisi economica e una dittatura sempre più evidente, non può permettersi di tornare a casa senza conquiste territoriali. È un punto politico interno, prima ancora che militare.
È realistico che gli basti il Donbass? Giuridicamente riconoscere territori mai conquistati è quasi impossibile. L’unica soluzione potrebbe essere un modello ‘coreano’: riconoscimento di fatto, non di diritto, di un territorio occupato che resta tale per decenni. Ma le garanzie di sicurezza sono una questione difficile da risolvere.
Chi trarrebbe vantaggio da un accordo del genere? Putin si consoliderebbe il suo potere e si presenterebbe come il ‘padre della nuova nazione’. La Russia reale, invece, verrebbe consegnata a una dittatura stabile, all’orbita cinese e a un rapporto ambiguo con un’America trumpiana che comunque punta al confronto con Pechino. Mosca si troverebbe quindi costretta a scegliere tra Washington e Pechino, una scelta che oggi non può fare.
In sintesi, il governo di Putin sembra determinato a vincere la guerra in Ucraina, ma alla fine del tunnel c'è solo un buco. La Russia sembra più interessata a consolidare il potere di Putin che a risolvere il conflitto in modo pacifico.
A Miami, Zelensky si dice soddisfatto dei colloqui con il governo americano, ma la verità è che la Russia interpreta ogni volontà ucraina di trattare come un segno di debolezza. Putin vuole ottenere il riconoscimento legale dei territori che pretende, inclusi quelli mai conquistati militarmente. Non vuole congelare la guerra, ma forzare gli Stati Uniti ed Europa a dire che quelle terre sono russe.
Ma perché questo irrigidimento assoluto di Putin? Perché deve poter dire ai russi che i sacrifici sono serviti a qualcosa. Con oltre un milione di morti, isolamento internazionale, crisi economica e una dittatura sempre più evidente, non può permettersi di tornare a casa senza conquiste territoriali. È un punto politico interno, prima ancora che militare.
È realistico che gli basti il Donbass? Giuridicamente riconoscere territori mai conquistati è quasi impossibile. L’unica soluzione potrebbe essere un modello ‘coreano’: riconoscimento di fatto, non di diritto, di un territorio occupato che resta tale per decenni. Ma le garanzie di sicurezza sono una questione difficile da risolvere.
Chi trarrebbe vantaggio da un accordo del genere? Putin si consoliderebbe il suo potere e si presenterebbe come il ‘padre della nuova nazione’. La Russia reale, invece, verrebbe consegnata a una dittatura stabile, all’orbita cinese e a un rapporto ambiguo con un’America trumpiana che comunque punta al confronto con Pechino. Mosca si troverebbe quindi costretta a scegliere tra Washington e Pechino, una scelta che oggi non può fare.
In sintesi, il governo di Putin sembra determinato a vincere la guerra in Ucraina, ma alla fine del tunnel c'è solo un buco. La Russia sembra più interessata a consolidare il potere di Putin che a risolvere il conflitto in modo pacifico.