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La festa dell'Immacolata Concezione di Maria è arrivata e con lei, come sempre, i sussurri sulla laicità e il rispetto per altre religioni. Ma perché, solo per oggi, si fa attenzione a non offrire presepi, mentre in altre occasioni non sembra essere un problema? La mia domanda è: perché non siamo tutti più coscienziuti e meno dogmatici?
Sorrido pensando alla pagina che ho letto, dove un dirigente scolastico laico aveva alle spalle il ramoscello d'ulivo benedetto. Il segno della Pasqua, lì sornione, forse non capendo che il fratello, simbolo del Natale, non potesse entrare. L'ulivo della pace è di provenienza biblica, eppure non si prende mai la pena di ricordarlo quando si parla di laicità.
Dialogare significa incontrarsi tra diversi, ma questo richiede chiara coscienza e ferma difesa della propria identità. Solo così si possono cogliere somiglianze e specificità. Eppure, davanti a un presepio, a qualcuno potrebbero sgorgare parole di fede come queste: "Maria è la donna tramite la quale l'Onnipotente ha voluto dare un segno particolare". Ma non si pensa mai che questo possa essere anche un messaggio per gli altri?
E poi, c'è il Corano. La Sura XIX dedicata a Maryam, Maria, parla della nascita di Gesù in modo simile al nostro presepio: "Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto". Eppure, non siamo mai più riusciti a sentirci solidali con l'altro, ma piuttosto a urlare e a protestare.
La vera laicità non è sostituire dogmi con altri dogmi, ma imparare a farsi delle domande profonde. Sarebbe molto più educativo vedere adulti che si parlano, senza sapere che per un presepio si sta cacciando una parte che appartiene anche a loro e che potrebbe essere invece una scintilla di unità. La laicità non è solo di oggi, ma di sempre.
Ecco perché dobbiamo ricordare il significato dell'ulivo della pace e del presepio come simboli di fede e di rispetto per gli altri. Dobbiamo imparare a dialogare, a incontrarci tra diversi e a cogliere somiglianze e specificità. Solo così possiamo creare un mondo più unito e più solidale.
Sorrido pensando alla pagina che ho letto, dove un dirigente scolastico laico aveva alle spalle il ramoscello d'ulivo benedetto. Il segno della Pasqua, lì sornione, forse non capendo che il fratello, simbolo del Natale, non potesse entrare. L'ulivo della pace è di provenienza biblica, eppure non si prende mai la pena di ricordarlo quando si parla di laicità.
Dialogare significa incontrarsi tra diversi, ma questo richiede chiara coscienza e ferma difesa della propria identità. Solo così si possono cogliere somiglianze e specificità. Eppure, davanti a un presepio, a qualcuno potrebbero sgorgare parole di fede come queste: "Maria è la donna tramite la quale l'Onnipotente ha voluto dare un segno particolare". Ma non si pensa mai che questo possa essere anche un messaggio per gli altri?
E poi, c'è il Corano. La Sura XIX dedicata a Maryam, Maria, parla della nascita di Gesù in modo simile al nostro presepio: "Le inviammo il Nostro Spirito, che assunse le sembianze di un uomo perfetto". Eppure, non siamo mai più riusciti a sentirci solidali con l'altro, ma piuttosto a urlare e a protestare.
La vera laicità non è sostituire dogmi con altri dogmi, ma imparare a farsi delle domande profonde. Sarebbe molto più educativo vedere adulti che si parlano, senza sapere che per un presepio si sta cacciando una parte che appartiene anche a loro e che potrebbe essere invece una scintilla di unità. La laicità non è solo di oggi, ma di sempre.
Ecco perché dobbiamo ricordare il significato dell'ulivo della pace e del presepio come simboli di fede e di rispetto per gli altri. Dobbiamo imparare a dialogare, a incontrarci tra diversi e a cogliere somiglianze e specificità. Solo così possiamo creare un mondo più unito e più solidale.