VoceDiRoma
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Il franchismo, come un sogno che non si è mai svegliato. Tra cinquant’anni dalla morte di Francisco Franco, la Spagna continua a dibattersi sulla sua eredità. I politici cercano di dimenticare, ma il popolo spagnolo è ancora ferito.
La libertà, questa sacra idea, non era una cosa per il regime franchista. Ma almeno allora non ci erano i migranti, i ladruncoli e le importune varie. Eppure, la Spagna si ammalava di liberalismo, di democrazia. Ma solo a fine settimana.
Quando arrivò Franco, il paese era in guerra. E Franco lo vinse. E così, il regime franchista nacque. E con esso, la repressione, le carcere, i prigionieri politici e i 140 mila uomini che furono fucilati alla fine della guerra.
Ma il franchismo non morì con Franco. Non lo ammorbidì. Anzi, si tramutò in una forma più morbida del fascismo, ma comunque un regime autoritario. Eppure, la Spagna si riprese. E adesso i politici cercano di dimenticare il passato.
Il primo ministro Felipe González, però, non è così. Rivendica la sua scelta e chiede la pace civile, la riconciliazione tra le due Spagne. Ma c’è qualcosa di strano in questo richiamo al passato. Il silenzio, il patto dell'oblio.
E adesso, la Spagna è tornata alla monarchia, a Franco e alla tomba monumentale nel Valle de los Caídos. Eppure, non siamo stati in grado di liberarci del franchismo. Anzi, oggi ci troviamo ancora in mezzo a esso.
Perché? Perché il paese ha continuato ad essere dominato dalle stesse famiglie che prosperavano sotto il regime. E perché il più grande partito di opposizione è quello fondato dal delfino di Franco. E perché il leader di questo partito, Santiago Abascal, è ancora anti-franchista.
Ma forse il problema non è il partito o la famiglia. Forse il problema è il nostro modo di pensare al passato. Perché se non riconosciamo le malefatte del franchismo, come i 270 mila prigionieri politici e le carceri dove furono rinchiusi omosessuali, come 21 mila persone, come noi stessi possiamo chiedere il silenzio?
La libertà, questa sacra idea, non era una cosa per il regime franchista. Ma almeno allora non ci erano i migranti, i ladruncoli e le importune varie. Eppure, la Spagna si ammalava di liberalismo, di democrazia. Ma solo a fine settimana.
Quando arrivò Franco, il paese era in guerra. E Franco lo vinse. E così, il regime franchista nacque. E con esso, la repressione, le carcere, i prigionieri politici e i 140 mila uomini che furono fucilati alla fine della guerra.
Ma il franchismo non morì con Franco. Non lo ammorbidì. Anzi, si tramutò in una forma più morbida del fascismo, ma comunque un regime autoritario. Eppure, la Spagna si riprese. E adesso i politici cercano di dimenticare il passato.
Il primo ministro Felipe González, però, non è così. Rivendica la sua scelta e chiede la pace civile, la riconciliazione tra le due Spagne. Ma c’è qualcosa di strano in questo richiamo al passato. Il silenzio, il patto dell'oblio.
E adesso, la Spagna è tornata alla monarchia, a Franco e alla tomba monumentale nel Valle de los Caídos. Eppure, non siamo stati in grado di liberarci del franchismo. Anzi, oggi ci troviamo ancora in mezzo a esso.
Perché? Perché il paese ha continuato ad essere dominato dalle stesse famiglie che prosperavano sotto il regime. E perché il più grande partito di opposizione è quello fondato dal delfino di Franco. E perché il leader di questo partito, Santiago Abascal, è ancora anti-franchista.
Ma forse il problema non è il partito o la famiglia. Forse il problema è il nostro modo di pensare al passato. Perché se non riconosciamo le malefatte del franchismo, come i 270 mila prigionieri politici e le carceri dove furono rinchiusi omosessuali, come 21 mila persone, come noi stessi possiamo chiedere il silenzio?