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La Commissione europea ha inflitto una multa di 120 milioni euro a Elon Musk e alla sua piattaforma X per violare gli obblighi di trasparenza previsti nella legge europea sui servizi digitali (Dsa). Quella decisione, adottata ieri, è la prima decisione di non conformità ai sensi del Dsa. Il motivo è il design ingannevole della spunta blu, la mancanza di trasparenza dell'archivio pubblicitario e la mancata fornitura di accesso ai dati pubblici per i ricercatori.
La Commissione ha accusato X di violare l'obbligo imposto dal Dsa alle piattaforme online di vietare pratiche di progettazione ingannevoli sui propri servizi. Su X, chiunque può pagare per ottenere lo stato di "verificato" senza che l'azienda verifichi in modo significativo chi si cela dietro l'account, esponendo gli utenti a truffe e ad altre forme di manipolazione.
Il secondo punto contestato riguarda il repository pubblicitario di X che, per l'esecutivo comunitario, non soddisfa i requisiti di trasparenza e accessibilità del Dsa. Archivi pubblicitari accessibili e consultabili sono fondamentali per ricercatori e società civile per individuare truffe, campagne di minacce ibride, operazioni di informazione coordinate e pubblicità false.
Quanto all'accesso ai ricercatori ai dati pubblici della piattaforma, la Commissione ha concluso che X non adempie ai propri obblighi. I termini di servizio di X vietano ai ricercatori idonei di accedere in modo indipendente ai propri dati pubblici, anche tramite scraping. Inoltre, le procedure di X per l'accesso dei ricercatori ai dati pubblici impongono barriere inutili, compromettendo di fatto la ricerca su diversi rischi sistemici nell'Ue.
La decisione è stata adottata dopo un procedimento formale che è stato avviato il 18 dicembre 2023 e l'indagine riguardante la diffusione di contenuti illegali e il contrasto alla manipolazione delle informazioni è ancora in corso. X ha ora 60 giorni lavorativi per informare la Commissione delle misure specifiche che intende adottare per porre fine alla violazione relativa all'uso ingannevole dei segni di spunta blu, e 90 giorni lavorativi per presentare alla Commissione un piano d'azione che definisca le misure necessarie per affrontare le violazioni relative all'archivio pubblicitario e all'accesso ai dati pubblici per i ricercatori.
La Commissione ha accusato X di violare l'obbligo imposto dal Dsa alle piattaforme online di vietare pratiche di progettazione ingannevoli sui propri servizi. Su X, chiunque può pagare per ottenere lo stato di "verificato" senza che l'azienda verifichi in modo significativo chi si cela dietro l'account, esponendo gli utenti a truffe e ad altre forme di manipolazione.
Il secondo punto contestato riguarda il repository pubblicitario di X che, per l'esecutivo comunitario, non soddisfa i requisiti di trasparenza e accessibilità del Dsa. Archivi pubblicitari accessibili e consultabili sono fondamentali per ricercatori e società civile per individuare truffe, campagne di minacce ibride, operazioni di informazione coordinate e pubblicità false.
Quanto all'accesso ai ricercatori ai dati pubblici della piattaforma, la Commissione ha concluso che X non adempie ai propri obblighi. I termini di servizio di X vietano ai ricercatori idonei di accedere in modo indipendente ai propri dati pubblici, anche tramite scraping. Inoltre, le procedure di X per l'accesso dei ricercatori ai dati pubblici impongono barriere inutili, compromettendo di fatto la ricerca su diversi rischi sistemici nell'Ue.
La decisione è stata adottata dopo un procedimento formale che è stato avviato il 18 dicembre 2023 e l'indagine riguardante la diffusione di contenuti illegali e il contrasto alla manipolazione delle informazioni è ancora in corso. X ha ora 60 giorni lavorativi per informare la Commissione delle misure specifiche che intende adottare per porre fine alla violazione relativa all'uso ingannevole dei segni di spunta blu, e 90 giorni lavorativi per presentare alla Commissione un piano d'azione che definisca le misure necessarie per affrontare le violazioni relative all'archivio pubblicitario e all'accesso ai dati pubblici per i ricercatori.