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Maurizio Ferraris ci ha fatto riflettere sulla figura di Immanuel Kant e sulla sua evoluzione filosofica. Nel suo sistema critico, Kant aveva presentato l'esperienza come una cosa che deve essere compresa e analizzata con gli strumenti della ragione. Tuttavia, nella "Critica del giudizio", ciò cambia radicalmente.
Kant sostiene che il bello è qualcosa di intuizionale che non può essere spiegato dal concetto. Questo significa che possiamo avere esperienze complesse senza una spiegazione razionale. In questo senso, la ragione non è più l'unico strumento per comprendere il mondo, ma ci sono anche aspetti della nostra esperienza che sfuggono alla ragione.
Inoltre, nella "Critica del giudizio", Kant sostiene l'esistenza di un giudizio riflettente, che permette di dare un senso concettuale all'esperienza. Tuttavia, questo significa anche che la ragione non può essere considerata come una fonte indiscutibile di conoscenza, ma piuttosto come un strumento che aiuta a organizzare le nostre esperienze.
In quest'opera, Kant si distacca anche dalla sua precedente critica alla filosofia di David Hume. In effetti, la "Critica del giudizio" non è una sorta di compimento del sistema critico, ma piuttosto un cambiamento di direzione. Non è più possibile considerare che le nostre esperienze siano fondate a priori, ma piuttosto che siamo in grado di trascendere gli orizzonti della nostra esperienza e raggiungere una conoscenza più profonda.
La "Critica del giudizio" è anche un passo importante verso la "Critica della ragion pratica", in cui la ragione assume un ruolo più centrale nella guida della nostra condotta pratica. In questo senso, Kant si avvicina a una visione di ragione illuminista che non è più limitata agli orizzonti dell'esperienza, ma che ha il compito di assegnare un fine a un mondo che non ne possiede.
In sintesi, la "Critica del giudizio" rappresenta una svolta importante nella filosofia di Kant, in cui la ragione assume un ruolo più complesso e sfumato.
Kant sostiene che il bello è qualcosa di intuizionale che non può essere spiegato dal concetto. Questo significa che possiamo avere esperienze complesse senza una spiegazione razionale. In questo senso, la ragione non è più l'unico strumento per comprendere il mondo, ma ci sono anche aspetti della nostra esperienza che sfuggono alla ragione.
Inoltre, nella "Critica del giudizio", Kant sostiene l'esistenza di un giudizio riflettente, che permette di dare un senso concettuale all'esperienza. Tuttavia, questo significa anche che la ragione non può essere considerata come una fonte indiscutibile di conoscenza, ma piuttosto come un strumento che aiuta a organizzare le nostre esperienze.
In quest'opera, Kant si distacca anche dalla sua precedente critica alla filosofia di David Hume. In effetti, la "Critica del giudizio" non è una sorta di compimento del sistema critico, ma piuttosto un cambiamento di direzione. Non è più possibile considerare che le nostre esperienze siano fondate a priori, ma piuttosto che siamo in grado di trascendere gli orizzonti della nostra esperienza e raggiungere una conoscenza più profonda.
La "Critica del giudizio" è anche un passo importante verso la "Critica della ragion pratica", in cui la ragione assume un ruolo più centrale nella guida della nostra condotta pratica. In questo senso, Kant si avvicina a una visione di ragione illuminista che non è più limitata agli orizzonti dell'esperienza, ma che ha il compito di assegnare un fine a un mondo che non ne possiede.
In sintesi, la "Critica del giudizio" rappresenta una svolta importante nella filosofia di Kant, in cui la ragione assume un ruolo più complesso e sfumato.