ItaliaSociale
Well-known member
Una vicenda altamente controversa e politicamente incandescente: l'espulsione dell'imam torinese Mohamed Mahmoud Ebrahim Shahin confermata dalla Corte d'Appello di Torino. La sentenza è stata emessa nella fase di trattenimento del soggetto nella struttura di Caltanissetta, che si trova a essere il risultato di una lunga serie di indagini e valutazioni che hanno messo in luce un percorso di radicalizzazione religiosa con tratti antisemiti. La Corte ha respinto le obiezioni della difesa, sostenendo che le motivazioni del Questore sono sufficienti e valide. Il caso del imam torinese rappresenta un esempio di come la figura di un leader religioso possa essere utilizzata per influenzare l'opinione pubblica e creare tensione sociale.
La vicenda è partita nel 2023, quando il Minstero dell'Interno aveva rigettato la domanda di cittadinanza presentata da Shahin. La motivazione era che erano emersi elementi che non consentivano di escludere possibili pericoli per la sicurezza dello Stato. Negli anni precedenti, il funzionario era già stato coinvolto in diversi procedimenti penali, e la Questura aveva descritto un percorso di radicalizzazione religiosa con tratti antisemiti.
Shahin è una figura carismatica che ha guadagnato popolarità tra i manifestanti pro-Palestina. Il 9 ottobre 2025, durante un raduno a Torino, ha affermato di essere d'accordo con l'attacco di Hamas del 7 ottobre, definendolo una "violenza". La Corte ha interpretato questa frase come una forma di adesione simbolica all'episodio di violenza. Il Ministero dell'Interno considera che questo messaggio possa creare instabilità e disordine.
La difesa di Shahin ha contestato le motivazioni del Questore, sostenendo che il decreto non avrebbe una motivazione autonoma e ricalcherebbe in modo meccanico quello del Ministero dell'Interno. Ha anche messo in discussione la validità della firma presentata sull'atto, sostenendo che il funzionario non avrebbe avuto il potere di farlo.
La Corte ha respinto tutte le contestazioni della difesa, confermando che l'impatto di Shahin sulla società torinese può influenzare la piazza in modo imprevedibile e potenzialmente destabilizzante. La sentenza è stata viste come un segnale importante dalla sinistra cittadina che non ha preso le distanze a suffragio di Shahin, che è considerato pericoloso per la sicurezza nazionale.
Shahin rimane a Caltanissetta in attesa della conclusione della procedura di espulsione dall'Italia.
La vicenda è partita nel 2023, quando il Minstero dell'Interno aveva rigettato la domanda di cittadinanza presentata da Shahin. La motivazione era che erano emersi elementi che non consentivano di escludere possibili pericoli per la sicurezza dello Stato. Negli anni precedenti, il funzionario era già stato coinvolto in diversi procedimenti penali, e la Questura aveva descritto un percorso di radicalizzazione religiosa con tratti antisemiti.
Shahin è una figura carismatica che ha guadagnato popolarità tra i manifestanti pro-Palestina. Il 9 ottobre 2025, durante un raduno a Torino, ha affermato di essere d'accordo con l'attacco di Hamas del 7 ottobre, definendolo una "violenza". La Corte ha interpretato questa frase come una forma di adesione simbolica all'episodio di violenza. Il Ministero dell'Interno considera che questo messaggio possa creare instabilità e disordine.
La difesa di Shahin ha contestato le motivazioni del Questore, sostenendo che il decreto non avrebbe una motivazione autonoma e ricalcherebbe in modo meccanico quello del Ministero dell'Interno. Ha anche messo in discussione la validità della firma presentata sull'atto, sostenendo che il funzionario non avrebbe avuto il potere di farlo.
La Corte ha respinto tutte le contestazioni della difesa, confermando che l'impatto di Shahin sulla società torinese può influenzare la piazza in modo imprevedibile e potenzialmente destabilizzante. La sentenza è stata viste come un segnale importante dalla sinistra cittadina che non ha preso le distanze a suffragio di Shahin, che è considerato pericoloso per la sicurezza nazionale.
Shahin rimane a Caltanissetta in attesa della conclusione della procedura di espulsione dall'Italia.