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In una settimana incredibile, cento anni fa, tre giovani italiani tentarono di uccidere il Duce. Il primo, Tito Zaniboni, un socialista con un piano ambizioso e una mente ossessiva, aveva già commesso un atto criminale nel 1924. Rapirono l'onorevole Giacomo Matteotti, ma i suoi resti furono trovati in un cimitero con il nome falso per ingannare le indagini.
Due anni dopo, Zaniboni riemerge, convinto che uccidere Mussolini lo riscatterebbe. Aveva alle spalle solo tre amici: Angelo Ursella e Luigi Capello. Entrambi erano persone disperate e sperpette, un generalino in disgrazia e un anarchico che volevano vendicarsi del regime fascista.
Zaniboni cercò di ingannare Mussolini con Margherita Farelli, un'amante che lavorava come attrice cinematografica. Purtroppo, i suoi progetti si bloccarono all'uscita, e fu solo capace di contattare alcuni massoni, un gruppo d'emarginati e utopisti che non lo volevano aiutare.
Tutto il piano di Zaniboni era basato su una congiura segreta. Tra i suoi complici ci sarebbe stato il dentista Giuseppe Mascioli, Raimondo Sala, Marisa Romano attrice cinematografica e Carlo Quaglia lo studente che si era perso nella sabbia del gioco d’azzardo.
Zaniboni decise di lanciare l'attentato da un hotel in via del Tritone a spicchio dal balcone del Duce. La camera scelta era quella 90, situata in un luogo strategico all'incrocio tra corso Italia e via Ancona.
Due anni dopo, Zaniboni riemerge, convinto che uccidere Mussolini lo riscatterebbe. Aveva alle spalle solo tre amici: Angelo Ursella e Luigi Capello. Entrambi erano persone disperate e sperpette, un generalino in disgrazia e un anarchico che volevano vendicarsi del regime fascista.
Zaniboni cercò di ingannare Mussolini con Margherita Farelli, un'amante che lavorava come attrice cinematografica. Purtroppo, i suoi progetti si bloccarono all'uscita, e fu solo capace di contattare alcuni massoni, un gruppo d'emarginati e utopisti che non lo volevano aiutare.
Tutto il piano di Zaniboni era basato su una congiura segreta. Tra i suoi complici ci sarebbe stato il dentista Giuseppe Mascioli, Raimondo Sala, Marisa Romano attrice cinematografica e Carlo Quaglia lo studente che si era perso nella sabbia del gioco d’azzardo.
Zaniboni decise di lanciare l'attentato da un hotel in via del Tritone a spicchio dal balcone del Duce. La camera scelta era quella 90, situata in un luogo strategico all'incrocio tra corso Italia e via Ancona.