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Il caso Sempio, ancora in corso di indagine, ha visto nuovamente la luce grazie a un'anticipazione non autorizzata sulla presenza del DNA di Andrea Sempio sul DNA trovato sotto le unghie della vittima Chiara Poggi. Massimo Lovati, il legale dell'imputato, ha messo in dubbio la veridicità delle informazioni diffuse dalla genetista Denise Albani, che avrebbero mostrato una compatibilità con l'aplotipo Y di Sempio.
Secondo Lovati, se queste informazioni fossero autentiche, si tratterebbe di un fatto gravissimo, poiché costituirebbero una divulgazione non autorizzata capace perfino di rendere la perizia nulla o contestabile. "Secondo me la notizia è falsa perché altrimenti sarebbe una cosa inaudita", ha dichiarato il legale. Un'anticipazione illegittima che renderebbe addirittura impugnabile o nulla la perizia stessa e condurrebbe, secondo me, alla ricusazione sia del perito che del giudice".
La notizia è stata diffusa durante una trasmissione televisiva, dove Lovati ha intervistato il presentatore. Lovati ha anche menzionato un precedente caso simile, quello della "impronta 33" e di "Ignoto 3", dove criticò una strategia comunicativa scorretta.
La perizia è stata svolta utilizzando un software di nuova generazione e un'elaborazione statistica complessa. L'especialista Denise Albani ha confrontato l'aplotipo attribuibile ad Andrea Sempio con centinaia di migliaia di profili presenti nei database internazionali, ma non ha potuto identificare un'analogia con certezza.
Albani ha anche precisato che il DNA trovato sotto le unghie della vittima è un aplotipo Y parziale, misto e non consolidato, e che il confronto con i DNA di alcuni amici del fratello della vittima, del padre di Chiara e dei due medici legali che eseguirono l'autopsia, ha consentito solo un'analisi per esclusione. Secondo la perita, dunque, la traccia genetica non consente alcuna attribuzione individuale e non può essere considerata prova identificativa.
In sintesi, il caso Sempio continua a essere affascinante, con nuove scoperte e nuove critiche alla procedura. Ma cosa c'è dietro queste notizie? Chi ha diffuso la notizia sul DNA di Sempio e perché? Queste sono le domande che continuano a martellare nella mente di tutti.
Secondo Lovati, se queste informazioni fossero autentiche, si tratterebbe di un fatto gravissimo, poiché costituirebbero una divulgazione non autorizzata capace perfino di rendere la perizia nulla o contestabile. "Secondo me la notizia è falsa perché altrimenti sarebbe una cosa inaudita", ha dichiarato il legale. Un'anticipazione illegittima che renderebbe addirittura impugnabile o nulla la perizia stessa e condurrebbe, secondo me, alla ricusazione sia del perito che del giudice".
La notizia è stata diffusa durante una trasmissione televisiva, dove Lovati ha intervistato il presentatore. Lovati ha anche menzionato un precedente caso simile, quello della "impronta 33" e di "Ignoto 3", dove criticò una strategia comunicativa scorretta.
La perizia è stata svolta utilizzando un software di nuova generazione e un'elaborazione statistica complessa. L'especialista Denise Albani ha confrontato l'aplotipo attribuibile ad Andrea Sempio con centinaia di migliaia di profili presenti nei database internazionali, ma non ha potuto identificare un'analogia con certezza.
Albani ha anche precisato che il DNA trovato sotto le unghie della vittima è un aplotipo Y parziale, misto e non consolidato, e che il confronto con i DNA di alcuni amici del fratello della vittima, del padre di Chiara e dei due medici legali che eseguirono l'autopsia, ha consentito solo un'analisi per esclusione. Secondo la perita, dunque, la traccia genetica non consente alcuna attribuzione individuale e non può essere considerata prova identificativa.
In sintesi, il caso Sempio continua a essere affascinante, con nuove scoperte e nuove critiche alla procedura. Ma cosa c'è dietro queste notizie? Chi ha diffuso la notizia sul DNA di Sempio e perché? Queste sono le domande che continuano a martellare nella mente di tutti.