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Lo scontro tra il presidente uscente Michele Emiliano e i suoi avversari del centrodestra continua. La notizia che il magistrato sarà nominato come capo di un'unità del ministero della giustizia è stata accolta con scetticismo da alcuni politici. Tra questi, Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato, ha espresso una forte critica: "Con quale credibilità può svolgere qualsiasi ruolo nella magistratura Michele Emiliano? Un cittadino che se lo trovasse di fronte cosa si dovrebbe aspettare?"
Tuttavia, non tutti concordano con la posizione di Gasparri. Roberto Marti, segretario regionale della Lega e presidente della commissione cultura del Senato, ha espresso un'opinione più moderata: "Credo sia tutto nella norma e ci sono casi analoghi, in entrambi gli schieramenti politici. Sicuramente non lo metteranno nello stesso distretto in cui era, dovrebbe svolgere un’altra funzione."
La questione del rapporto tra Emiliano-politico e Emiliano-magistrato è stata al centro del dibattito negli anni. Basti ricordare che nel 2014 ci fu un procedimento disciplinare poiché all'epoca il presidente era iscritto e presidente del Pd. Scattò un ammonimento e nel 2018, a causa dell'iscrizione al partito fin dal 2007, decise di lasciare il partito.
La politica italiana è piena di magistrati passati alla politica e che poi hanno fatto ritorno a "casa". Ma sin dall'inizio della sua discesa in campo, l'approdo del magistrato Emiliano in politica ha suscitato non poche polemiche. Sin dalla scelta come candidato sindaco di Bari che provocò non pochi malumori nel centrosinistra.
In conclusione, la questione della nomina di Michele Emiliano come capo di un'unità del ministero della giustizia è ancora aperta e ci attendono delle reazioni più esplicite da parte dei politici. Ma una cosa è certa: l'avvento di Emiliano nel mondo della magistratura segna la fine di un capitolo difficile per il centrosinistra pugliese.
Tuttavia, non tutti concordano con la posizione di Gasparri. Roberto Marti, segretario regionale della Lega e presidente della commissione cultura del Senato, ha espresso un'opinione più moderata: "Credo sia tutto nella norma e ci sono casi analoghi, in entrambi gli schieramenti politici. Sicuramente non lo metteranno nello stesso distretto in cui era, dovrebbe svolgere un’altra funzione."
La questione del rapporto tra Emiliano-politico e Emiliano-magistrato è stata al centro del dibattito negli anni. Basti ricordare che nel 2014 ci fu un procedimento disciplinare poiché all'epoca il presidente era iscritto e presidente del Pd. Scattò un ammonimento e nel 2018, a causa dell'iscrizione al partito fin dal 2007, decise di lasciare il partito.
La politica italiana è piena di magistrati passati alla politica e che poi hanno fatto ritorno a "casa". Ma sin dall'inizio della sua discesa in campo, l'approdo del magistrato Emiliano in politica ha suscitato non poche polemiche. Sin dalla scelta come candidato sindaco di Bari che provocò non pochi malumori nel centrosinistra.
In conclusione, la questione della nomina di Michele Emiliano come capo di un'unità del ministero della giustizia è ancora aperta e ci attendono delle reazioni più esplicite da parte dei politici. Ma una cosa è certa: l'avvento di Emiliano nel mondo della magistratura segna la fine di un capitolo difficile per il centrosinistra pugliese.