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La nuova norma semplificativa introduce un’innovazione importante nel campo delle donazioni immobiliari. Il DDL, approvato in via definitiva, consente ai acquirenti di comprare le case donate senza dover sostenere eventuali restituzioni alle eredi del donante.
In passato, se una casa era stata donata a uno degli eredi e il valore della proprietà era maggiori di un terzo rispetto al patrimonio totale del defunto, gli altri due figli potevano rivendicare la proprietà all'acquirente. Questo significava che le vendite delle case donate diventavano problematiche, soprattutto per coloro che avevano bisogno di un mutuo.
La nuova norma elimina questo rischio, consentendo agli acquirenti di comprare le case donate senza dover sostenere restituzioni alle eredi del donante. Tuttavia, i due figli che hanno ricevuto la proprietà in eredità mantengono il diritto a essere tutelati, ma possono rivalersi esclusivamente sul fratello, non più sul terzo acquirente della casa.
La tesi dei notai è che questa novità semplifica il processo di compravendita delle case donate e consente una maggiore flessibilità per gli acquirenti. Secondo loro, ogni anno vengono effettuati in Italia oltre 200 mila atti di donazione, un trend destinato a consolidarsi grazie alla disciplina fiscale delle donazioni.
Un esempio pratico è quello di un genitore vedovo che abbia beni per due milioni di euro e un solo figlio. Se gli dona in vita un milione su quella donazione, il figlio non deve pagare tasse e neppure perché l'altro milione arriva in eredità, scatta la franchigia da un milione di euro. Con il coacervo le imposte venivano calcolate su due milioni di euro e al figlio toccava pagare 40 mila euro.
In sintesi, la nuova norma semplifica il processo di compravendita delle case donate, consentendo agli acquirenti di comprare senza problemi le proprietà donate. Tuttavia, i due figli che hanno ricevuto la proprietà in eredità mantengono il diritto a essere tutelati, ma possono rivalersi esclusivamente sul fratello.
In passato, se una casa era stata donata a uno degli eredi e il valore della proprietà era maggiori di un terzo rispetto al patrimonio totale del defunto, gli altri due figli potevano rivendicare la proprietà all'acquirente. Questo significava che le vendite delle case donate diventavano problematiche, soprattutto per coloro che avevano bisogno di un mutuo.
La nuova norma elimina questo rischio, consentendo agli acquirenti di comprare le case donate senza dover sostenere restituzioni alle eredi del donante. Tuttavia, i due figli che hanno ricevuto la proprietà in eredità mantengono il diritto a essere tutelati, ma possono rivalersi esclusivamente sul fratello, non più sul terzo acquirente della casa.
La tesi dei notai è che questa novità semplifica il processo di compravendita delle case donate e consente una maggiore flessibilità per gli acquirenti. Secondo loro, ogni anno vengono effettuati in Italia oltre 200 mila atti di donazione, un trend destinato a consolidarsi grazie alla disciplina fiscale delle donazioni.
Un esempio pratico è quello di un genitore vedovo che abbia beni per due milioni di euro e un solo figlio. Se gli dona in vita un milione su quella donazione, il figlio non deve pagare tasse e neppure perché l'altro milione arriva in eredità, scatta la franchigia da un milione di euro. Con il coacervo le imposte venivano calcolate su due milioni di euro e al figlio toccava pagare 40 mila euro.
In sintesi, la nuova norma semplifica il processo di compravendita delle case donate, consentendo agli acquirenti di comprare senza problemi le proprietà donate. Tuttavia, i due figli che hanno ricevuto la proprietà in eredità mantengono il diritto a essere tutelati, ma possono rivalersi esclusivamente sul fratello.