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Il governo italiano ha finalmente trovato il modo per sfoltare la popolazione di lupi in Italia, con un passo importante verso la norma. La Camera dei Deputati ha approvato in prima lettura la legge di delegazione europea che contiene anche la direttiva sul declino dello status di protezione del lupo. Questo provvedimento annuale stabilisce quali atti dell'Unione Europea debbono essere recepiti a livello nazionale, e tra quelli inclusi nella norma omnibus c'è il declassamento dello status di protezione del lupo.
Il declino dello status di protezione del lupo significa che la specie non sarà più considerata "rigorosamente protetta", ma solo "protetta". Ciò significherà che ci saranno meno vincoli per gli allevatori e i cacciatori, che possono intervenire con piani di contenimento qualora venga ritenuto necessario agire sul numero delle popolazioni o su singoli individui problematici.
Il governo italiano aveva sempre detto di approvare la ratio delle nuove norme, considerando che il lupo ha avuto nel corso degli ultimi anni una forte crescita e è ritornato a popolare molte aree boschive ma in alcuni casi anche periurbane. Non è insomma più una specie in pericolo, come lo era quando fu inserita nella lista di quelle destinatarie di una maggiore protezione.
Tuttavia, il fronte ambientalista e animalista ha contestato l'equazione puramente numerica per cui sarebbe sufficiente sfoltire la quantità di lupi presenti per ridurre le predazioni. Molti considerano che questa scelta è antiscientifica e non tiene conto del ruolo del lupo come regolatore della biodiversità.
L'Ente nazionale per la protezione animali (Enpa) ha anche reagito fortemente a questo provvedimento, definendolo "un voto ingiusto, ingiustificabile e inaccettabile". Secondo l'associazione, questa scelta è figlia della cattiva politica, che contrappone l'ambiente e la biodiversità.
In sintesi, il governo italiano ha finalmente trovato il modo per sfoltare la popolazione di lupi in Italia, con un passo importante verso la norma. Tuttavia, questo provvedimento è stato contestato dal fronte ambientalista e animalista, che considera che questa scelta è antiscientifica e non tiene conto del ruolo del lupo come regolatore della biodiversità.
Il declino dello status di protezione del lupo significa che la specie non sarà più considerata "rigorosamente protetta", ma solo "protetta". Ciò significherà che ci saranno meno vincoli per gli allevatori e i cacciatori, che possono intervenire con piani di contenimento qualora venga ritenuto necessario agire sul numero delle popolazioni o su singoli individui problematici.
Il governo italiano aveva sempre detto di approvare la ratio delle nuove norme, considerando che il lupo ha avuto nel corso degli ultimi anni una forte crescita e è ritornato a popolare molte aree boschive ma in alcuni casi anche periurbane. Non è insomma più una specie in pericolo, come lo era quando fu inserita nella lista di quelle destinatarie di una maggiore protezione.
Tuttavia, il fronte ambientalista e animalista ha contestato l'equazione puramente numerica per cui sarebbe sufficiente sfoltire la quantità di lupi presenti per ridurre le predazioni. Molti considerano che questa scelta è antiscientifica e non tiene conto del ruolo del lupo come regolatore della biodiversità.
L'Ente nazionale per la protezione animali (Enpa) ha anche reagito fortemente a questo provvedimento, definendolo "un voto ingiusto, ingiustificabile e inaccettabile". Secondo l'associazione, questa scelta è figlia della cattiva politica, che contrappone l'ambiente e la biodiversità.
In sintesi, il governo italiano ha finalmente trovato il modo per sfoltare la popolazione di lupi in Italia, con un passo importante verso la norma. Tuttavia, questo provvedimento è stato contestato dal fronte ambientalista e animalista, che considera che questa scelta è antiscientifica e non tiene conto del ruolo del lupo come regolatore della biodiversità.