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Una Lady Macbeth alla Scala: Riccardo Chailly conduce l'universo sonoro del Novecento
Con la sua interpretazione della Lady Macbeth, il famoso direttore musicale della Scala, Riccardo Chailly, ha chiuso un decennio di stagioni ricche e variegate. Questa nuova produzione è stata pensata per ricordare il mezzo secolo dalla morte del compositore Dmitri Shostakovich, ma anche per celebrare l'opera che "è un capolavoro assoluto del Novecento". La sua interpretazione è stata definita come una "goduria" per l'orchestra, che qui è narratrice di fatti e personaggi. I fiati, in particolare, sono stati protagonisti di questo spettacolo, talvolta anche in scena.
L'opera si apre con la monotonia soffocante lamentata da Katerina, "I clarinetti scendono come un serpente, raccontando l'impossibilità di evadere da un ambiente ostile". Chailly spiega che il suono del fagotto è stato utilizzato per creare una politonalità sovrapposta, con momenti di sarcasmo tagliente. Quando Katerina avvelena il suocero, l'orchestra dipinge un pianto finto, da operetta. "Quando Sergej, l'amante, si addormenta, per un attimo tutto si calma: le orecchie si distendono dopo tanta politonalità sovrapposta".
La produzione ha richiesto una grande attenzione alla direzione musicale di Riccardo Chailly, che ha chiesto al regista Vasily Barkhatov di evitare provocazioni gratuite e di filtrare le situazioni più ambigue ed osé. Una Lady Macbeth più discreta, adatta anche a minori di 18anni. Tuttavia, la storia dell'opera resta uno dei casi più clamorosi di censura del Novecento.
Chailly ha sottolineato la complessità della partitura di Shostakovich, con ritmi impervi, metronomi "a volte oltre il limite umano" e un intreccio politonale trattato con maestria assoluta. La sua interpretazione è stata definita come una "sorprendente" messa in scena, che affronta la libertà sessuale, la conquista della Rivoluzione russa, proprio nell'anno in cui si stavano prendendo contromisure significative contro quella stessa libertà.
La compagnia di canto è stata definita "idiomatica, sia vocalmente sia caratterialmente", con Sara Jakubiak che scherza essere "spremuta come un magnifico arancio". Il coro ha affrontato una sfida "enorme" sul piano di ritmo e sillabazione.
Con la sua interpretazione della Lady Macbeth, il famoso direttore musicale della Scala, Riccardo Chailly, ha chiuso un decennio di stagioni ricche e variegate. Questa nuova produzione è stata pensata per ricordare il mezzo secolo dalla morte del compositore Dmitri Shostakovich, ma anche per celebrare l'opera che "è un capolavoro assoluto del Novecento". La sua interpretazione è stata definita come una "goduria" per l'orchestra, che qui è narratrice di fatti e personaggi. I fiati, in particolare, sono stati protagonisti di questo spettacolo, talvolta anche in scena.
L'opera si apre con la monotonia soffocante lamentata da Katerina, "I clarinetti scendono come un serpente, raccontando l'impossibilità di evadere da un ambiente ostile". Chailly spiega che il suono del fagotto è stato utilizzato per creare una politonalità sovrapposta, con momenti di sarcasmo tagliente. Quando Katerina avvelena il suocero, l'orchestra dipinge un pianto finto, da operetta. "Quando Sergej, l'amante, si addormenta, per un attimo tutto si calma: le orecchie si distendono dopo tanta politonalità sovrapposta".
La produzione ha richiesto una grande attenzione alla direzione musicale di Riccardo Chailly, che ha chiesto al regista Vasily Barkhatov di evitare provocazioni gratuite e di filtrare le situazioni più ambigue ed osé. Una Lady Macbeth più discreta, adatta anche a minori di 18anni. Tuttavia, la storia dell'opera resta uno dei casi più clamorosi di censura del Novecento.
Chailly ha sottolineato la complessità della partitura di Shostakovich, con ritmi impervi, metronomi "a volte oltre il limite umano" e un intreccio politonale trattato con maestria assoluta. La sua interpretazione è stata definita come una "sorprendente" messa in scena, che affronta la libertà sessuale, la conquista della Rivoluzione russa, proprio nell'anno in cui si stavano prendendo contromisure significative contro quella stessa libertà.
La compagnia di canto è stata definita "idiomatica, sia vocalmente sia caratterialmente", con Sara Jakubiak che scherza essere "spremuta come un magnifico arancio". Il coro ha affrontato una sfida "enorme" sul piano di ritmo e sillabazione.