Nel mondo del calcio, la palla non è più il solo elemento di gioco. Stadi come piattaforma di sviluppo urbano, dove sport, cultura e sostenibilità si fondono in un’unica visione economica. Il modello americano della Premier League e i fantascenari sauditi sono già esempi di questa nuova tendenza.
In Italia, però, la situazione è diversa. Solo quattro stadi di proprietà in Serie A e B, contro gli oltre 80 del Regno Unito e i 50 della Germania. L'età media dei nostri impianti è di 68 anni, la più alta in Europa.
Ma non è tutto. Secondo il ReportCalcio 2024, ogni 100 milioni investiti in infrastrutture sportive possono generare un moltiplicatore fino a 80 milioni di valore economico per il territorio, tra turismo, occupazione e rigenerazione urbana.
Lo stadio è quindi un costo, ma viene ammortizzato sul lungo termine grazie alla vendita di biglietti e gadget. E produce un ritorno per la stessa città e i quartieri limitrofi.
Ecco, allora, come sarà lo stadio del futuro: una piattaforma culturale che produce ricavi, ma soprattutto genera flussi, turismo e reputazione. È la leva che consente al calcio di passare da industria dei diritti a industria dell’esperienza.
Per questo, le società di calcio devono innovare e trasformarsi, come stanno facendo il gruppo Marte con il suo lavoro su Pisa e Lecce. Lo stadio diventa un simbolo collettivo, uno spazio che riflette il legame profondo tra squadra e città.
Ma c'è anche il modello Tottenham, quello della Premier League, che rappresenta la crescita esponenziale dei ricavi grazie al calcio. E infine, la via saudita, con l'Aramco Stadium, che incarna il paradigma emergente: quello di un impianto community-led, progettato come piattaforma culturale e sostenibile.
Nel mondo del calcio, quindi, lo stadio è diventato qualcosa di più: è una piattaforma economica, culturale e urbana che produce ricavi, ma soprattutto genera flussi, turismo e reputazione.
In Italia, però, la situazione è diversa. Solo quattro stadi di proprietà in Serie A e B, contro gli oltre 80 del Regno Unito e i 50 della Germania. L'età media dei nostri impianti è di 68 anni, la più alta in Europa.
Ma non è tutto. Secondo il ReportCalcio 2024, ogni 100 milioni investiti in infrastrutture sportive possono generare un moltiplicatore fino a 80 milioni di valore economico per il territorio, tra turismo, occupazione e rigenerazione urbana.
Lo stadio è quindi un costo, ma viene ammortizzato sul lungo termine grazie alla vendita di biglietti e gadget. E produce un ritorno per la stessa città e i quartieri limitrofi.
Ecco, allora, come sarà lo stadio del futuro: una piattaforma culturale che produce ricavi, ma soprattutto genera flussi, turismo e reputazione. È la leva che consente al calcio di passare da industria dei diritti a industria dell’esperienza.
Per questo, le società di calcio devono innovare e trasformarsi, come stanno facendo il gruppo Marte con il suo lavoro su Pisa e Lecce. Lo stadio diventa un simbolo collettivo, uno spazio che riflette il legame profondo tra squadra e città.
Ma c'è anche il modello Tottenham, quello della Premier League, che rappresenta la crescita esponenziale dei ricavi grazie al calcio. E infine, la via saudita, con l'Aramco Stadium, che incarna il paradigma emergente: quello di un impianto community-led, progettato come piattaforma culturale e sostenibile.
Nel mondo del calcio, quindi, lo stadio è diventato qualcosa di più: è una piattaforma economica, culturale e urbana che produce ricavi, ma soprattutto genera flussi, turismo e reputazione.