PensieriLiberi
Well-known member
"I disturbi alimentari, una epidemia silenziosa che colpisce soprattutto i giovani. In Italia, oltre 3 milioni di persone soffrono di questi disturbi, con esordio sempre più precoce e forme tardive. Chiara Mariani, autrice del libro 'Marzo, tempo di rinascita', racconta la sua storia di guarigione dall'anoressia nervosa.
La storia di Chiara è una storia di rinascita, dove la scrittura diventa terapia e alla fine un'opera che può aiutare altre persone. Il libro descrive le difficoltà e i pensieri di chi soffre di questi disturbi alimentari, svelando come l'isolamento sia uno dei sintomi più comuni.
Stefano Erzegovesi, nutrizionista e psichiatra, ci aiuta a capire il panorama dei DA: "I disturbi alimentari richiedono una terapia multidisciplinare. Chiedere aiuto è il nocciolo di tutto, perché inizialmente l'ossessione di controllo del peso genera fiducia e conforto."
La pandemia ha cambiato il panorama dei DA: esordio sempre più precoce, forme tardive e forme miste. I primi segnali sono la perdita di peso, i capelli inchiostri, le lacrime secche, la pelle palida. "Il corpo cambia, ma soprattutto cambiano i pensieri: diventano ossessivi, si diventa irritabili, rabbiosi", spiega Erzegovesi.
Ci sono anche disturbi emergenti e poco conosciuti come il disturbo evitante e restrittivo (ARFID). "I DA sono patologie multifattoriali", sottolinea Aurora Caporossi, fondatrice di Animenta. "La famiglia va aiutata, la guarigione è lunga ma si può raggiungere".
Animenta, con i suoi 300 volontari e 114 esperti coinvolti, ha raggiunto 30mila ragazzi nelle scuole e organizzato oltre 100 attività. L'associazione lavora sulla prevenzione, includendo anche le aziende, e ha creato centri residenziali per DA.
"Proviamo a spiegare che i disturbi alimentari partono dalle emozioni e nascondono un dolore", dice Caporossi. "Il nostro obiettivo è curare un dolore". Le famiglie possono aiutare chiedendo aiuto, informandosi e ascoltando i loro figli.
In conclusione, la lotta contro gli DA richiede una politica sanitaria che tenga conto delle esigenze di salute dei giovani. È necessario creare un percorso terapeutico multidisciplinare, con specialisti che si parlino tra loro, e garantire accesso alle cure per tutti."
La storia di Chiara è una storia di rinascita, dove la scrittura diventa terapia e alla fine un'opera che può aiutare altre persone. Il libro descrive le difficoltà e i pensieri di chi soffre di questi disturbi alimentari, svelando come l'isolamento sia uno dei sintomi più comuni.
Stefano Erzegovesi, nutrizionista e psichiatra, ci aiuta a capire il panorama dei DA: "I disturbi alimentari richiedono una terapia multidisciplinare. Chiedere aiuto è il nocciolo di tutto, perché inizialmente l'ossessione di controllo del peso genera fiducia e conforto."
La pandemia ha cambiato il panorama dei DA: esordio sempre più precoce, forme tardive e forme miste. I primi segnali sono la perdita di peso, i capelli inchiostri, le lacrime secche, la pelle palida. "Il corpo cambia, ma soprattutto cambiano i pensieri: diventano ossessivi, si diventa irritabili, rabbiosi", spiega Erzegovesi.
Ci sono anche disturbi emergenti e poco conosciuti come il disturbo evitante e restrittivo (ARFID). "I DA sono patologie multifattoriali", sottolinea Aurora Caporossi, fondatrice di Animenta. "La famiglia va aiutata, la guarigione è lunga ma si può raggiungere".
Animenta, con i suoi 300 volontari e 114 esperti coinvolti, ha raggiunto 30mila ragazzi nelle scuole e organizzato oltre 100 attività. L'associazione lavora sulla prevenzione, includendo anche le aziende, e ha creato centri residenziali per DA.
"Proviamo a spiegare che i disturbi alimentari partono dalle emozioni e nascondono un dolore", dice Caporossi. "Il nostro obiettivo è curare un dolore". Le famiglie possono aiutare chiedendo aiuto, informandosi e ascoltando i loro figli.
In conclusione, la lotta contro gli DA richiede una politica sanitaria che tenga conto delle esigenze di salute dei giovani. È necessario creare un percorso terapeutico multidisciplinare, con specialisti che si parlino tra loro, e garantire accesso alle cure per tutti."