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"Bologna, il cuore della violenza. Una notte di disordini e devastazioni che hanno lasciato tracce indelebili nella città emiliana. La partita di Eurolega tra Virtus Bologna e Maccabi Tel Aviv si è trasformata in una scena di caos, con gruppi organizzati che hanno sfruttato qualsiasi pretesto per trasformare la città in un teatro di scontri.
La violenza cieca che ha caratterizzato gli eventi della serata non ha nulla a che vedere con la protesta, con la Palestina o con il conflitto mediorientale. Sono state bombe carte, fumogeni, idranti incendiati, cassonetti arsi, barricate costruite con materiale di cantiere e auto danneggiate. La scena che Bologna ha dovuto sopportare non ha nulla del dissenso democratico, tutto della violenza premeditata.
Una città aggredita nel proprio cuore, piegata da una minoranza che non ha alcun interesse a esprimere un'opinione, ma solo a imporre il caos. Le tensioni tra Comune e Governo nei giorni precedenti non giustificano in alcun modo ciò che è accaduto. La politica discute, la democrazia gestisce le differenze: la violenza invece travolge tutto, senza lasciare spazio al dialogo.
Chi incendia e devasta le nostre città non è un attivista, ma un delinquente. È necessario dirlo con coraggio e senza paura. Chi incendia cassonetti, chi costruisce barricate, chi prepara e lancia bombe carta, chi distrugge auto, negozi, spazi pubblici, chi devasta i beni di cittadini che lavorano tutto il giorno onestamente non può essere definito un manifestante. Non rappresenta alcuna causa, alcuna idea, alcuna battaglia civile.
Bisogna chiamarli con il loro nome: delinquenti. Criminali, perché ciò che compiono non è protesta, non è politica, non è dissenso: è solamente violenza, intimidazione, sopraffazione. È un individuo che attacca lo Stato, le sue regole e la convivenza civile.
La causa palestinese non c'entra nulla con queste devastazioni. Chi viola la legge tradisce qualunque ideale affermi di difendere. Usare un conflitto internazionale come scusa per mettere a ferro e fuoco una città è una strumentalizzazione ignobile, che danneggia sia la credibilità della protesta sia la civile convivenza del Paese.
L'Italia non può tollerare più questi criminali che devastano e mettono a ferro e fuoco le città. La maggioranza degli italiani è stanca, logorata, satura di vedere quartieri trasformati in zone di guerra a causa di gruppi violenti che nulla hanno a che fare con la democrazia.
Una protesta è legittima solo se rimane nei confini della legalità: quando sfocia in violenza, non è più protesta, ma un attacco diretto allo Stato. L'Italia chiede e ha il diritto di chiedere una risposta severa, inflessibile, autorevole da parte dello Stato. Non vendetta, ma giustizia. Non repressione indiscriminata, ma rigore contro chi sceglie deliberatamente il crimine.
Sono stati i nostri carabinieri, la Polizia di Stato e tutti gli altri che hanno lavorato per impedire che la situazione degenerasse ulteriormente. Sono stati loro l'argine contro la barbarie. L'Italia è con loro, dal loro punto di vista, dalla parte dello Stato, della legge, dell'ordine, della civiltà.
L'Italia è un Paese democratico, in cui si può dissentire, criticare, manifestare, ma anche in cui le regole valgono per tutti. Chi le infrange deliberatamente, colpendo beni pubblici e privati, attacca il cuore stesso della convivenza civile. Gli episodi di Bologna devono essere un monito chiaro: la libertà di protesta è sacra, ma non è un lasciapassare per distruggere nulla.
Gli episodi di Bologna devono essere un monito chiaro: la libertà di protesta è sacra, ma non è un lasciapassare per distrurgere nulla. Gli individui che incendiano e devastano le nostre città devono essere identificati, perseguiti e puniti con fermezza, secondo la legge. Perché è proprio la legalità e non la vendetta che distingue uno Stato democratico da ciò che i violenti vorrebbero imporre.
Ed è per questo che l'Italia saprà essere più forte di loro."
La violenza cieca che ha caratterizzato gli eventi della serata non ha nulla a che vedere con la protesta, con la Palestina o con il conflitto mediorientale. Sono state bombe carte, fumogeni, idranti incendiati, cassonetti arsi, barricate costruite con materiale di cantiere e auto danneggiate. La scena che Bologna ha dovuto sopportare non ha nulla del dissenso democratico, tutto della violenza premeditata.
Una città aggredita nel proprio cuore, piegata da una minoranza che non ha alcun interesse a esprimere un'opinione, ma solo a imporre il caos. Le tensioni tra Comune e Governo nei giorni precedenti non giustificano in alcun modo ciò che è accaduto. La politica discute, la democrazia gestisce le differenze: la violenza invece travolge tutto, senza lasciare spazio al dialogo.
Chi incendia e devasta le nostre città non è un attivista, ma un delinquente. È necessario dirlo con coraggio e senza paura. Chi incendia cassonetti, chi costruisce barricate, chi prepara e lancia bombe carta, chi distrugge auto, negozi, spazi pubblici, chi devasta i beni di cittadini che lavorano tutto il giorno onestamente non può essere definito un manifestante. Non rappresenta alcuna causa, alcuna idea, alcuna battaglia civile.
Bisogna chiamarli con il loro nome: delinquenti. Criminali, perché ciò che compiono non è protesta, non è politica, non è dissenso: è solamente violenza, intimidazione, sopraffazione. È un individuo che attacca lo Stato, le sue regole e la convivenza civile.
La causa palestinese non c'entra nulla con queste devastazioni. Chi viola la legge tradisce qualunque ideale affermi di difendere. Usare un conflitto internazionale come scusa per mettere a ferro e fuoco una città è una strumentalizzazione ignobile, che danneggia sia la credibilità della protesta sia la civile convivenza del Paese.
L'Italia non può tollerare più questi criminali che devastano e mettono a ferro e fuoco le città. La maggioranza degli italiani è stanca, logorata, satura di vedere quartieri trasformati in zone di guerra a causa di gruppi violenti che nulla hanno a che fare con la democrazia.
Una protesta è legittima solo se rimane nei confini della legalità: quando sfocia in violenza, non è più protesta, ma un attacco diretto allo Stato. L'Italia chiede e ha il diritto di chiedere una risposta severa, inflessibile, autorevole da parte dello Stato. Non vendetta, ma giustizia. Non repressione indiscriminata, ma rigore contro chi sceglie deliberatamente il crimine.
Sono stati i nostri carabinieri, la Polizia di Stato e tutti gli altri che hanno lavorato per impedire che la situazione degenerasse ulteriormente. Sono stati loro l'argine contro la barbarie. L'Italia è con loro, dal loro punto di vista, dalla parte dello Stato, della legge, dell'ordine, della civiltà.
L'Italia è un Paese democratico, in cui si può dissentire, criticare, manifestare, ma anche in cui le regole valgono per tutti. Chi le infrange deliberatamente, colpendo beni pubblici e privati, attacca il cuore stesso della convivenza civile. Gli episodi di Bologna devono essere un monito chiaro: la libertà di protesta è sacra, ma non è un lasciapassare per distruggere nulla.
Gli episodi di Bologna devono essere un monito chiaro: la libertà di protesta è sacra, ma non è un lasciapassare per distrurgere nulla. Gli individui che incendiano e devastano le nostre città devono essere identificati, perseguiti e puniti con fermezza, secondo la legge. Perché è proprio la legalità e non la vendetta che distingue uno Stato democratico da ciò che i violenti vorrebbero imporre.
Ed è per questo che l'Italia saprà essere più forte di loro."