VoceDiTaranto
Well-known member
Un artista italiano che non cambia mai? La risposta è semplice: Garbo. Cinquant'anni fa, registrava i suoi primi demo e oggi continua a muoversi con la stessa lucidità. L'artista italiano celebra in maniera unica la sua carriera, senza compromessi.
Immaginatelo nel 1975, ancora senza un ruolo e senza un posto nella musica italiana. Solo un giovane che avverte una pressione interiore che non sa ignorare. La musica unita alla parola era un bisogno, come alimentarsi e dormire. E quei primi demo sono proprio questo — il punto in cui la sua identità comincia a premere per uscire.
Garbo non è uno degli artisti italiani che si conformano alle esigenze del mercato. Non cerca un pubblico, non cerca un genere: vuole individuare un varco. E quel bisogno interiore lo porta a creare musica senza etichette, senza pregiudizi.
La sua carriera è stata segnata da momenti fondamentali. Il tour con Battiato, ad esempio, è stato un punto di svolta nel suo sound. Una strada diversa si apre dentro il pop colto, portando complessità e ironia in un linguaggio accessibile.
La sua voce è netta, asciutta, senza alcun bisogno di compiacere. Non cede al vibrato, non rincorre la rotondità, non usa il calore come rifugio. È una voce che resta esposta, quasi nuda, e proprio per questo così netta.
L'estetica di Garbo è un'opzione personale. Vestirsi di nero in Italia significava collocarsi subito fuori dal coro. Un stile rigoroso, uno spolverino lungo che diventava un marchio riconoscibile. E poi quel dettaglio che oggi scivola inosservato ma allora era una dichiarazione di intenti.
Il suo sguardo sul presente è netto: un'epoca che confonde il rumore con la novità e l'immagine con la sostanza. Il concerto al Legend Club sarà una performance asciutta, concentrata, senza mediazioni. E la sua musica sarà suonata come prima, senza alcun bisogno di rivisitare i ricordi passati.
Per capire Garbo, devi sentire il suo sound. Un DJ set rigorosamente orientato entro i meandri cangianti della new wave: non una cartolina vintage, ma un continuum con il concerto. E poi, come sempre, la playlist dedicata sul mio canale Spotify, disponibile gratuitamente.
Immaginatelo nel 1975, ancora senza un ruolo e senza un posto nella musica italiana. Solo un giovane che avverte una pressione interiore che non sa ignorare. La musica unita alla parola era un bisogno, come alimentarsi e dormire. E quei primi demo sono proprio questo — il punto in cui la sua identità comincia a premere per uscire.
Garbo non è uno degli artisti italiani che si conformano alle esigenze del mercato. Non cerca un pubblico, non cerca un genere: vuole individuare un varco. E quel bisogno interiore lo porta a creare musica senza etichette, senza pregiudizi.
La sua carriera è stata segnata da momenti fondamentali. Il tour con Battiato, ad esempio, è stato un punto di svolta nel suo sound. Una strada diversa si apre dentro il pop colto, portando complessità e ironia in un linguaggio accessibile.
La sua voce è netta, asciutta, senza alcun bisogno di compiacere. Non cede al vibrato, non rincorre la rotondità, non usa il calore come rifugio. È una voce che resta esposta, quasi nuda, e proprio per questo così netta.
L'estetica di Garbo è un'opzione personale. Vestirsi di nero in Italia significava collocarsi subito fuori dal coro. Un stile rigoroso, uno spolverino lungo che diventava un marchio riconoscibile. E poi quel dettaglio che oggi scivola inosservato ma allora era una dichiarazione di intenti.
Il suo sguardo sul presente è netto: un'epoca che confonde il rumore con la novità e l'immagine con la sostanza. Il concerto al Legend Club sarà una performance asciutta, concentrata, senza mediazioni. E la sua musica sarà suonata come prima, senza alcun bisogno di rivisitare i ricordi passati.
Per capire Garbo, devi sentire il suo sound. Un DJ set rigorosamente orientato entro i meandri cangianti della new wave: non una cartolina vintage, ma un continuum con il concerto. E poi, come sempre, la playlist dedicata sul mio canale Spotify, disponibile gratuitamente.