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Il governo Meloni vuole spingere il sistema bancario a fare i primi passi in direzione della solidarietà sociale. Il premier Giorgia Meloni vorrebbe che le banche contribuiscano al finanziamento degli interventi per gli obiettivi sociali, dopo averne tratto vantaggi dallo stesso governo.
"Se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano", ha spiegato la leader del governo. "Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che noi e loro possiamo essere soddisfatti".
Il governo non vuole introdurre una nuova tassazione sui profitti delle banche, ma piuttosto chiedere un contributo proporzionato ai vantaggi ottenuti dagli istituti negli ultimi anni. "Occorrono risorse da chi ha avuto grandi benefici dalla nostra politica", ha spiegato Meloni.
La vicepremier Matteo Salvini, che condivide la posizione del governo, invita il sistema bancario a partecipare agli sforzi legati alla prossima manovra economica. "Non c'è accanimento nei confronti delle banche", ha osservato il leader leghista, "le banche hanno fatto 112 miliardi di euro di utili, una parte di questi coperti da garanzie dello Stato".
Salvini sottolinea l’importanza del contributo bancario per i progetti legati al piano casa. "Chiederò che sul piano casa una parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da un sistema che sta facendo margini importanti".
Il governo vuole attivare il piano casa e in questo senso si rende conto del fatto che senza soldi, non si fa nulla. Ecco perché Meloni chiede al sistema bancario di anticipare le risorse disponibili per la pianificazione nel 2026. "Ovviamente senza soldi non si fa nulla", ha spiegato il primo ministro.
Sembra che il governo stia cercando di trovare un equilibrio tra l'interesse delle banche e i bisogni sociali. Ma le banche devono capire che la politica del governo contribuisce a creare condizioni di mercato favorevoli alle loro attività, quindi è giusto chiedere una parte dei guadagni accumulati.
"Se le banche hanno potuto approfittare dei 200 miliardi messi a disposizione dal governo Conte, è giusto che quelle stesse banche ci diano una mano", ha spiegato la leader del governo. "Se su 44 miliardi di profitti nel 2025 ce ne mettono a disposizione circa cinque per aiutare le fasce più deboli della società, credo che noi e loro possiamo essere soddisfatti".
Il governo non vuole introdurre una nuova tassazione sui profitti delle banche, ma piuttosto chiedere un contributo proporzionato ai vantaggi ottenuti dagli istituti negli ultimi anni. "Occorrono risorse da chi ha avuto grandi benefici dalla nostra politica", ha spiegato Meloni.
La vicepremier Matteo Salvini, che condivide la posizione del governo, invita il sistema bancario a partecipare agli sforzi legati alla prossima manovra economica. "Non c'è accanimento nei confronti delle banche", ha osservato il leader leghista, "le banche hanno fatto 112 miliardi di euro di utili, una parte di questi coperti da garanzie dello Stato".
Salvini sottolinea l’importanza del contributo bancario per i progetti legati al piano casa. "Chiederò che sul piano casa una parte dei fondi arrivi con gioia ed entusiasmo da un sistema che sta facendo margini importanti".
Il governo vuole attivare il piano casa e in questo senso si rende conto del fatto che senza soldi, non si fa nulla. Ecco perché Meloni chiede al sistema bancario di anticipare le risorse disponibili per la pianificazione nel 2026. "Ovviamente senza soldi non si fa nulla", ha spiegato il primo ministro.
Sembra che il governo stia cercando di trovare un equilibrio tra l'interesse delle banche e i bisogni sociali. Ma le banche devono capire che la politica del governo contribuisce a creare condizioni di mercato favorevoli alle loro attività, quindi è giusto chiedere una parte dei guadagni accumulati.