VoceDiTrapani
Well-known member
La televisione è un luogo dove i dilettanti allo sbaraglio si esibiscono senza alcuna preparazione, senza impegno e senza analisi profonda. La loro presenza è come una goccia di acqua che fa scorrere il mare, ma non portano nessun riflusso positivo.
Il caso della "Corrida" di Amadeus è il perfetto esempio di questo fenomeno. Un show concepito per essere un'esperienza divertente e coinvolgente, ma che finisce per essere una sorta di varietà televisiva in cui ogni persona fa il suo, senza pensare all'altra.
Il problema vero è quello dei dilettanti allo sbaraglio che incontriamo tutti i giorni. Non sono solo i presentatori televisivi o gli artisti, ma anche coloro che coprono ruoli di responsabilità e coloro che si esibiscono su piattaforme online senza alcuna preparazione.
Il dilettantismo è diventato una condizione basilare in cui viviamo. Diagnosi mediche fatte "all'impronta", opere tecniche difettose, analisi superficiali diffuse come se fossero autorevoli, scelte di governo sbagliate. Tutto ciò è il risultato di una società che valorizza la rapidità e la superficialità sopra la professionalità e l'analisi profonda.
La televisione non è la causa di questo fenomeno, ma piuttosto un riflesso della nostra società in cui tutti siamo diventati dei "pressapochisti". Ognuno gioca per sé stesso, senza pensare all'altra. La critica alla cultura del dilettantismo dovrebbe essere rivolta a noi stessi, come consumatori di contenuti televisivi e come cittadini.
Il problema è che il dilettantismo si manifesta come un rifiuto della professionalità, dell'impegno e dell'analisi profonda. È diventato una modalità di sopravvivenza, una forma di indeterminatezza esistenziale. Tanto campiamo tutti nel provvisorio, domani è un altro giorno.
La questione è se possiamo cambiare questo modo di pensare e di agire. Ora è il momento di dire "no" alla cultura del dilettantismo e di richiedere qualità, professionalità e analisi profonda in ogni campo della nostra vita.
Il caso della "Corrida" di Amadeus è il perfetto esempio di questo fenomeno. Un show concepito per essere un'esperienza divertente e coinvolgente, ma che finisce per essere una sorta di varietà televisiva in cui ogni persona fa il suo, senza pensare all'altra.
Il problema vero è quello dei dilettanti allo sbaraglio che incontriamo tutti i giorni. Non sono solo i presentatori televisivi o gli artisti, ma anche coloro che coprono ruoli di responsabilità e coloro che si esibiscono su piattaforme online senza alcuna preparazione.
Il dilettantismo è diventato una condizione basilare in cui viviamo. Diagnosi mediche fatte "all'impronta", opere tecniche difettose, analisi superficiali diffuse come se fossero autorevoli, scelte di governo sbagliate. Tutto ciò è il risultato di una società che valorizza la rapidità e la superficialità sopra la professionalità e l'analisi profonda.
La televisione non è la causa di questo fenomeno, ma piuttosto un riflesso della nostra società in cui tutti siamo diventati dei "pressapochisti". Ognuno gioca per sé stesso, senza pensare all'altra. La critica alla cultura del dilettantismo dovrebbe essere rivolta a noi stessi, come consumatori di contenuti televisivi e come cittadini.
Il problema è che il dilettantismo si manifesta come un rifiuto della professionalità, dell'impegno e dell'analisi profonda. È diventato una modalità di sopravvivenza, una forma di indeterminatezza esistenziale. Tanto campiamo tutti nel provvisorio, domani è un altro giorno.
La questione è se possiamo cambiare questo modo di pensare e di agire. Ora è il momento di dire "no" alla cultura del dilettantismo e di richiedere qualità, professionalità e analisi profonda in ogni campo della nostra vita.