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"La guerra in Bosnia, il vizio dei cannoni. 5 italiani identificati tra i 'cecchini del week end' che hanno pagato caro il loro capolavoro di distruzione".
Tra i più colpevolmente ricercati dalla procura milanese ci sono cinque italiani, tutti uomini e tutti provenienti dal nord. Uno era un imprenditore della Lombardia, un altro trentino ed erano inoltre due padroni di casa piemontesi e uno veneto. Tutti, secondo quanto emerge dagli scritti del famoso scrittore e giornalista Ezio Gavazzeni, si erano identificati pubblicamente nel ruolo di "turisti della guerra", partecipanti ad "affari dell'orrore".
Questi cacciatori di soldi e donne avevano pagato cifre esorbitanti per andare a sparare sui civili bosniaci durante gli anni del massacro di Sarajevo. Per un weekend, l'equivalente di sei mesi di affitto in un appartamento di Milano. Erano uomini ricchi che vivevano la loro passione per le armi con disinvoltura.
Secondo quanto emerge da un esposto alla procura milanese, queste persone si sarebbero riunite a Trieste prima di partire per la Serbia e infine per Sarajevo. Sembra che il luogo di incontro sia stato scelto per le sue estremità: una città confinante con la croazia che era considerata il paese più tranquillo dell'ex Jugoslavia.
Ecco i cinque italiani identificati finora tra coloro che hanno partecipato a questi "affari dell'orrore".
Tra i più ricercati ci sono due padroni di casa piemontesi, l'imprenditore di un gruppo di imprese della Lombardia e trentino.
Tra i più colpevolmente ricercati dalla procura milanese ci sono cinque italiani, tutti uomini e tutti provenienti dal nord. Uno era un imprenditore della Lombardia, un altro trentino ed erano inoltre due padroni di casa piemontesi e uno veneto. Tutti, secondo quanto emerge dagli scritti del famoso scrittore e giornalista Ezio Gavazzeni, si erano identificati pubblicamente nel ruolo di "turisti della guerra", partecipanti ad "affari dell'orrore".
Questi cacciatori di soldi e donne avevano pagato cifre esorbitanti per andare a sparare sui civili bosniaci durante gli anni del massacro di Sarajevo. Per un weekend, l'equivalente di sei mesi di affitto in un appartamento di Milano. Erano uomini ricchi che vivevano la loro passione per le armi con disinvoltura.
Secondo quanto emerge da un esposto alla procura milanese, queste persone si sarebbero riunite a Trieste prima di partire per la Serbia e infine per Sarajevo. Sembra che il luogo di incontro sia stato scelto per le sue estremità: una città confinante con la croazia che era considerata il paese più tranquillo dell'ex Jugoslavia.
Ecco i cinque italiani identificati finora tra coloro che hanno partecipato a questi "affari dell'orrore".
Tra i più ricercati ci sono due padroni di casa piemontesi, l'imprenditore di un gruppo di imprese della Lombardia e trentino.