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La Camera ha approvato una riforma dei beni culturali che punta alla valorizzazione sussidiaria dei beni culturali, con l'istituzione del circuito "Italia in scena". Il provvedimento è composto di 5 articoli e punta a favorire l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, nella valorizzazione dei beni culturali e dell'impresa culturale e creativa.
Il ministro della Cultura definirà a livello nazionale la strategia e gli obiettivi comuni di valorizzazione dei beni culturali, denominata "Italia in scena", sulla base delle rilevazioni effettuate nell'ambito dell'Anagrafe digitale degli istituti, dei luoghi della cultura e dei beni culturali di appartenenza pubblica.
L'articolo 4 del provvedimento contiene disposizioni in materia di semplificazione dei prestiti d'arte nonché di competitività del mercato dell'arte e del sistema museale nazionale. Inoltre, è stato introdotto un ulteriore articolo, il 5, composto da due commi e recante norme in materia di circolazione delle opere statali non esposte al pubblico.
Il provvedimento ha ricevuto una reazione mista dai vari partiti. Federico Mollicone (FdI) lo ha definito "riforma parlamentare storica, che affonda le sue radici nella nostra storia politica". Giovanna Iacono (Pd), invece, lo ha definito "debole nei contenuti e improprio nella forma".
La riforma dei beni culturali è stata discussa anche dal punto di vista economico. Il presidente della Commissione cultura della Camera ha spiegato che il testo rappresenta molto più di una semplice riforma tecnica del Codice dei beni culturali, ma piuttosto un passaggio politico e culturale che segna una direzione precisa.
Tuttavia, secondo Iacono, la legge presenta gravi criticità, come l'assenza di un piano finanziario strutturato e l'eccessiva enfasi sulla promozione a scapito della tutela. La cultura non può ridursi a un format o a un brand, ma deve essere valorizzata rendendo fruibile il patrimonio nel rispetto della sua identità e del suo valore pubblico.
Il ministro della Cultura definirà a livello nazionale la strategia e gli obiettivi comuni di valorizzazione dei beni culturali, denominata "Italia in scena", sulla base delle rilevazioni effettuate nell'ambito dell'Anagrafe digitale degli istituti, dei luoghi della cultura e dei beni culturali di appartenenza pubblica.
L'articolo 4 del provvedimento contiene disposizioni in materia di semplificazione dei prestiti d'arte nonché di competitività del mercato dell'arte e del sistema museale nazionale. Inoltre, è stato introdotto un ulteriore articolo, il 5, composto da due commi e recante norme in materia di circolazione delle opere statali non esposte al pubblico.
Il provvedimento ha ricevuto una reazione mista dai vari partiti. Federico Mollicone (FdI) lo ha definito "riforma parlamentare storica, che affonda le sue radici nella nostra storia politica". Giovanna Iacono (Pd), invece, lo ha definito "debole nei contenuti e improprio nella forma".
La riforma dei beni culturali è stata discussa anche dal punto di vista economico. Il presidente della Commissione cultura della Camera ha spiegato che il testo rappresenta molto più di una semplice riforma tecnica del Codice dei beni culturali, ma piuttosto un passaggio politico e culturale che segna una direzione precisa.
Tuttavia, secondo Iacono, la legge presenta gravi criticità, come l'assenza di un piano finanziario strutturato e l'eccessiva enfasi sulla promozione a scapito della tutela. La cultura non può ridursi a un format o a un brand, ma deve essere valorizzata rendendo fruibile il patrimonio nel rispetto della sua identità e del suo valore pubblico.