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L'assalto fatale ai tifosi del Pistoia, mentre si recavano a seguire la squadra basket reatina, è stato un evento disumano che ha lasciato senza fiato tutta l'Italia. Il sasso che uccise Raffaele Marianella, secondo autista del pullman, non aveva solo una destinazione ma anche un destino crudele e mortale.
La violenza, che in passato veniva considerata una questione di clan o di rivalità, è diventata una forma di terrorismo. È il caso della mission punitiva pianificata, con elementi riferibili a tre tifosi reatini, che hanno lanciato sassi e detriti contro i tifosi pistoiesi. Una violenza senza scampo, che ha lasciato la famiglia di Raffaele Marianella in preda all'orrore e alla desolazione.
Il ministro dello sport Andrea Abodi ha dichiarato che "l'assalto perpetrato questa sera vicino Rieti da delinquenti che si sono trasformati in assassini e non potranno mai essere definiti tifosi". Una definizione che esprime perfettamente la rabbia e l'indignazione di tutti noi di fronte a questo atto abietto.
Gli investigatori stanno ancora indagando, ma è ormai chiaro che il fatto era stato pianificato con precisione criminale. L'autista che morì non era solo un conducente, ma anche uno sportivo che stava semplicemente lavorando. Un uomo che stava tornando a casa dopo una partita di basket, mentre i suoi "amici" si trasformavano in assassini.
È tempo di fare un punto sulla violenza che infesta il nostro Paese. È necessario introdurre nuovi strumenti legislativi per ristabilire il potere di deterrenza delle norme penali e rendere impossibile che i violenti si avventino sulla società, trasformando lo sport e le piazze in scenari di guerra. Non possiamo non fare appello alla giustizia e all'impegno per proteggere sempre più quegli innocenti.
La famiglia di Raffaele Marianella non dovrà solo affrontare la sua tragedia, ma anche il dolore della colpa dei responsabili. È per questo che è necessario fare tutto ciò che è in nostra mano per portare gli autori di questo atto alla giustizia.
La violenza, che in passato veniva considerata una questione di clan o di rivalità, è diventata una forma di terrorismo. È il caso della mission punitiva pianificata, con elementi riferibili a tre tifosi reatini, che hanno lanciato sassi e detriti contro i tifosi pistoiesi. Una violenza senza scampo, che ha lasciato la famiglia di Raffaele Marianella in preda all'orrore e alla desolazione.
Il ministro dello sport Andrea Abodi ha dichiarato che "l'assalto perpetrato questa sera vicino Rieti da delinquenti che si sono trasformati in assassini e non potranno mai essere definiti tifosi". Una definizione che esprime perfettamente la rabbia e l'indignazione di tutti noi di fronte a questo atto abietto.
Gli investigatori stanno ancora indagando, ma è ormai chiaro che il fatto era stato pianificato con precisione criminale. L'autista che morì non era solo un conducente, ma anche uno sportivo che stava semplicemente lavorando. Un uomo che stava tornando a casa dopo una partita di basket, mentre i suoi "amici" si trasformavano in assassini.
È tempo di fare un punto sulla violenza che infesta il nostro Paese. È necessario introdurre nuovi strumenti legislativi per ristabilire il potere di deterrenza delle norme penali e rendere impossibile che i violenti si avventino sulla società, trasformando lo sport e le piazze in scenari di guerra. Non possiamo non fare appello alla giustizia e all'impegno per proteggere sempre più quegli innocenti.
La famiglia di Raffaele Marianella non dovrà solo affrontare la sua tragedia, ma anche il dolore della colpa dei responsabili. È per questo che è necessario fare tutto ciò che è in nostra mano per portare gli autori di questo atto alla giustizia.