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Chi è dietro OpenAI? La risposta non è semplice. La startup valutata 500 miliardi di dollari, fondata nel 2015 come organizzazione no profit, ha trasformato il settore tech con l'arrivo di ChatGPT. Ma la sua struttura societaria e i suoi alleati industriali riflettono un'immagine molto più complessa.
La società è organizzata su due livelli: una controllante no profit (OpenAI Inc.) e una sussidiaria a scopo di lucro (OpenAI Global LLC). La prima nomina il consiglio di amministrazione e definisce la missione, mentre l'ultima è controllata dalla società no profit. Il capitale, però, racconta un'altra storia: Microsoft detiene circa il 28%, la no-profit il 27%, i dipendenti circa il 25% e il resto è nelle mani di fondi e venture capitalist globali.
Il controllo rimane alla no-profit, ma nella sostanza OpenAI è al centro di una rete di alleanze finanziarie e industriali. La sua crescita è sostenuta da contratti per oltre 1.000 miliardi di dollari con Microsoft, Nvidia, Amd e Oracle. L'accordo più recente con Amd prevede l'acquisto di processori per 6 GW e offre a OpenAI l'opzione di acquistare fino al 10% delle azioni della società.
Ma chi è dietro questa struttura complessa? Sam Altman, il fondatore, era anche investitore della Silicon Valley. La sua rete di relazioni costruite con aziende come Nvidia e Microsoft è estesa. Più le aziende dipendono dalla crescita di OpenAI, più i loro modelli di business sono orientati a servirne i bisogni. Questo crea una situazione in cui se la crescita dovesse arrestarsi, ci saranno perdite per tutte.
Il tema del controllo delle Gpu e delle fonti energetiche necessarie a far funzionare i data center è diventato politico. Stati Uniti e Cina si affrontano su fronti opposti. Pechino ha un vantaggio sulle rinnovabili, Washington sulle tecnologie dei chip. L'amministrazione americana promuove Stargate, un progetto infrastrutturale da 500 miliardi di dollari che sostiene anche lo sviluppo di OpenAI.
In sintesi, OpenAI non è più "di qualcuno", ma di tutti coloro che hanno scommesso sul suo successo. La sua crescita e il suo controllo sono dipendenti dalle alleanze finanziarie e industriali costruite da Altman e dai suoi partner.
La società è organizzata su due livelli: una controllante no profit (OpenAI Inc.) e una sussidiaria a scopo di lucro (OpenAI Global LLC). La prima nomina il consiglio di amministrazione e definisce la missione, mentre l'ultima è controllata dalla società no profit. Il capitale, però, racconta un'altra storia: Microsoft detiene circa il 28%, la no-profit il 27%, i dipendenti circa il 25% e il resto è nelle mani di fondi e venture capitalist globali.
Il controllo rimane alla no-profit, ma nella sostanza OpenAI è al centro di una rete di alleanze finanziarie e industriali. La sua crescita è sostenuta da contratti per oltre 1.000 miliardi di dollari con Microsoft, Nvidia, Amd e Oracle. L'accordo più recente con Amd prevede l'acquisto di processori per 6 GW e offre a OpenAI l'opzione di acquistare fino al 10% delle azioni della società.
Ma chi è dietro questa struttura complessa? Sam Altman, il fondatore, era anche investitore della Silicon Valley. La sua rete di relazioni costruite con aziende come Nvidia e Microsoft è estesa. Più le aziende dipendono dalla crescita di OpenAI, più i loro modelli di business sono orientati a servirne i bisogni. Questo crea una situazione in cui se la crescita dovesse arrestarsi, ci saranno perdite per tutte.
Il tema del controllo delle Gpu e delle fonti energetiche necessarie a far funzionare i data center è diventato politico. Stati Uniti e Cina si affrontano su fronti opposti. Pechino ha un vantaggio sulle rinnovabili, Washington sulle tecnologie dei chip. L'amministrazione americana promuove Stargate, un progetto infrastrutturale da 500 miliardi di dollari che sostiene anche lo sviluppo di OpenAI.
In sintesi, OpenAI non è più "di qualcuno", ma di tutti coloro che hanno scommesso sul suo successo. La sua crescita e il suo controllo sono dipendenti dalle alleanze finanziarie e industriali costruite da Altman e dai suoi partner.