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La Cina, in una posizione di forza, affronta il conflitto in Ucraina e gli Stati Uniti
Il leader cinese Xi Jinping sta per incontrare la presidente americana in Corea del Sud. La trattativa è complessa: Pechino potrebbe offrire concessioni mirate, come licenze più rapide per usi civili delle terre rare, maggiore tracciabilità dell’export, cooperazione contro il traffico di fentanyl e un impegno per evitare che le grandi aziende statali cinesi aggirino le sanzioni energetiche contro Mosca.
L'offerta mirata non è però gratuita. Xi Jinping cercherà di far percepire la Cina come partner di pace, ma se il confronto fallirà, scatterà la nuova ondata di tariffe. La carta più visibile resta forse quella delle terre rare. Il leader cinese sa che anche un taglio del 10% dell’offerta globale possa costare fino a 150 miliardi di dollari alle industrie occidentali. Xi Jinping calibra le mosse, ricordando a Washington che ogni concessione ha un prezzo.
La Cina è in una posizione di forza: controlla circa il 69% dell’estrazione mondiale delle terre rare, il 92% della raffinazione e quasi tutta la produzione di magneti industriali. Ma la sfida è duplice. Da un lato, evitare una rottura con gli Stati Uniti; dall’altro, non compromettere i rapporti con Putin, da cui la Cina ottiene petrolio e gas a prezzi scontati.
Il conflitto in Ucraina si intreccia con le preoccupazioni di Trump circa la guerra russo-ucraina. Washington ha ventilato di porre il veto al sorvolo della Russia dei vettori cinesi diretti negli Stati Uniti, per una sorta di concorrenza sleale. Ma Xi Jinping non ha esitato, dopo l’annuncio Usa delle sanzioni a Lukoil e Rosneft, a sospendere le forniture via mare dalla Russia, mantenendo quelle via oleodotto.
Il portavoce del ministero del Commercio cinese ha detto che gli Usa dovrebbero smettere di politicizzare il commercio e interrompere le catene di approvvigionamento. La Cina prenderà tutte le misure necessarie per difendere i propri interessi.
Il leader cinese Xi Jinping sta per incontrare la presidente americana in Corea del Sud. La trattativa è complessa: Pechino potrebbe offrire concessioni mirate, come licenze più rapide per usi civili delle terre rare, maggiore tracciabilità dell’export, cooperazione contro il traffico di fentanyl e un impegno per evitare che le grandi aziende statali cinesi aggirino le sanzioni energetiche contro Mosca.
L'offerta mirata non è però gratuita. Xi Jinping cercherà di far percepire la Cina come partner di pace, ma se il confronto fallirà, scatterà la nuova ondata di tariffe. La carta più visibile resta forse quella delle terre rare. Il leader cinese sa che anche un taglio del 10% dell’offerta globale possa costare fino a 150 miliardi di dollari alle industrie occidentali. Xi Jinping calibra le mosse, ricordando a Washington che ogni concessione ha un prezzo.
La Cina è in una posizione di forza: controlla circa il 69% dell’estrazione mondiale delle terre rare, il 92% della raffinazione e quasi tutta la produzione di magneti industriali. Ma la sfida è duplice. Da un lato, evitare una rottura con gli Stati Uniti; dall’altro, non compromettere i rapporti con Putin, da cui la Cina ottiene petrolio e gas a prezzi scontati.
Il conflitto in Ucraina si intreccia con le preoccupazioni di Trump circa la guerra russo-ucraina. Washington ha ventilato di porre il veto al sorvolo della Russia dei vettori cinesi diretti negli Stati Uniti, per una sorta di concorrenza sleale. Ma Xi Jinping non ha esitato, dopo l’annuncio Usa delle sanzioni a Lukoil e Rosneft, a sospendere le forniture via mare dalla Russia, mantenendo quelle via oleodotto.
Il portavoce del ministero del Commercio cinese ha detto che gli Usa dovrebbero smettere di politicizzare il commercio e interrompere le catene di approvvigionamento. La Cina prenderà tutte le misure necessarie per difendere i propri interessi.