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In una grotta nascosta nella Norvegia, a pochissimi anni fa probabilmente inesplorata, sono stati ritrovati i resti di un tesoro paleontologico senza precedenti. L'Arne Qvam, vicino a Kjøpsvik nel comune di Narvik, è stato il luogo scelto per questo ritrovamento. I ricercatori hanno scoperto 46 specie animali risalenti a 75 mila anni fa, perfettamente conservati nei sedimenti interni della grotta.
Questo ritrovamento rappresenta un'eccezione miracolosa nell'Artico europeo, poiché quasi tutte le tracce di vita dell'era glaciale sono state cancellate dall'avanzata dei ghiacciai. La grotta è stata protetta dai sedimenti dalle erosion dei ghiacci successivi, grazie alla sua posizione elevata e al suo particolare sistema di drenaggio.
Tra i resti trovati spiccano le ossa di orsi polari, volpi artiche, renne, foche, trichechi e balene, inclusa la balenottera azzurra. Sono emersi anche resti di pesci d'acqua fredda come merluzzi e scorfani, oltre a uccelli marini e terrestri, dai re degli edredoni ai corvi e alle pernici bianche.
L'insieme delinea un ambiente di tundra costiera con mare ghiacciato stagionale, simile a quello delle odierne Svalbard. La grotta Arne Qvam fa parte del sistema carsico di Storsteinhola, scoperto casualmente negli anni Novanta durante i lavori di una cementeria.
La posizione elevata della grotta e il suo particolare sistema di drenaggio hanno protetto i sedimenti dall'erosione dei ghiacci successivi. Secondo la biologa evolutiva dell'Università di Oslo, Sanne Boessenkool, la combinazione di specie marine e terrestri indica che l'area era "un mosaico di ecosistemi" con mari liberi dai ghiacci durante parte dell'anno, fiumi e zone erbose dove migravano le renne.
La scoperta sfata un mito diffuso: la Norvegia non era completamente sommersa dal ghiaccio durante l'ultima era glaciale. Ci furono periodi più caldi in cui la costa rimase abitabile, conclude la ricercatrice. Una finestra preziosa sul passato che racconta un Artico sorprendentemente vitale, molto prima che i ghiacci ne ridisegnassero il volto.
Questo ritrovamento rappresenta un'eccezione miracolosa nell'Artico europeo, poiché quasi tutte le tracce di vita dell'era glaciale sono state cancellate dall'avanzata dei ghiacciai. La grotta è stata protetta dai sedimenti dalle erosion dei ghiacci successivi, grazie alla sua posizione elevata e al suo particolare sistema di drenaggio.
Tra i resti trovati spiccano le ossa di orsi polari, volpi artiche, renne, foche, trichechi e balene, inclusa la balenottera azzurra. Sono emersi anche resti di pesci d'acqua fredda come merluzzi e scorfani, oltre a uccelli marini e terrestri, dai re degli edredoni ai corvi e alle pernici bianche.
L'insieme delinea un ambiente di tundra costiera con mare ghiacciato stagionale, simile a quello delle odierne Svalbard. La grotta Arne Qvam fa parte del sistema carsico di Storsteinhola, scoperto casualmente negli anni Novanta durante i lavori di una cementeria.
La posizione elevata della grotta e il suo particolare sistema di drenaggio hanno protetto i sedimenti dall'erosione dei ghiacci successivi. Secondo la biologa evolutiva dell'Università di Oslo, Sanne Boessenkool, la combinazione di specie marine e terrestri indica che l'area era "un mosaico di ecosistemi" con mari liberi dai ghiacci durante parte dell'anno, fiumi e zone erbose dove migravano le renne.
La scoperta sfata un mito diffuso: la Norvegia non era completamente sommersa dal ghiaccio durante l'ultima era glaciale. Ci furono periodi più caldi in cui la costa rimase abitabile, conclude la ricercatrice. Una finestra preziosa sul passato che racconta un Artico sorprendentemente vitale, molto prima che i ghiacci ne ridisegnassero il volto.