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La Corte di Cassazione ha deciso di tornare in appello nel caso dell'omicidio di Serena Mollicone, colpita alla testa e legata, lasciata morire a Fontana Liri. La procura generale di Roma chiede una nuova perizia sul buco della porta della caserma, in cui la vittima sarebbe caduta dopo essere stata aggredita, mentre gli imputati sostengono che il buco si è formato in seguito a un'accesa discussione tra Franco e Marco Mottola.
La famiglia Mollicone, composta da Anna Maria e Marco Mottola, accusata di concorso in omicidio, sostiene che la testimonianza del brigadiere Santino Tuzi non è stata presa in considerazione a causa della sua morte. Il legale della parte civile, Sandro Salera, sostiene che è fondamentale rivalutare l'affidabilità di quanto dichiarò Tuzi.
La procura generale chiede l'ascolto di oltre 50 testimoni, tra cui il luogotenente Gabriele Tersigni. L'obiettivo della procura è provare che Serena sia entrata in caserma quel giorno senza più uscire e che abbia sbattuto con la testa contro una porta della stazione dell'Arma, oltre a accertare eventuali depistaggi attuati da Franco Mottola.
Gli imputati sostengono che il buco nella porta si è formato in seguito a un'accesa discussione tra Franco e Marco Mottola. La sentenza è attesa per la primavera 2026, mentre l'udienza prevista per il 19 novembre porterà una nuova luce su questo caso ancora aperto.
La famiglia Mollicone rimane sconvolta dal processo, che sembra non avere fine. Il caso di Serena Mollicone è uno degli più clamorosi e controversi del nostro paese, e la sua risoluzione sarà probabilmente determinante per il futuro delle famiglie coinvolte.
La famiglia Mollicone, composta da Anna Maria e Marco Mottola, accusata di concorso in omicidio, sostiene che la testimonianza del brigadiere Santino Tuzi non è stata presa in considerazione a causa della sua morte. Il legale della parte civile, Sandro Salera, sostiene che è fondamentale rivalutare l'affidabilità di quanto dichiarò Tuzi.
La procura generale chiede l'ascolto di oltre 50 testimoni, tra cui il luogotenente Gabriele Tersigni. L'obiettivo della procura è provare che Serena sia entrata in caserma quel giorno senza più uscire e che abbia sbattuto con la testa contro una porta della stazione dell'Arma, oltre a accertare eventuali depistaggi attuati da Franco Mottola.
Gli imputati sostengono che il buco nella porta si è formato in seguito a un'accesa discussione tra Franco e Marco Mottola. La sentenza è attesa per la primavera 2026, mentre l'udienza prevista per il 19 novembre porterà una nuova luce su questo caso ancora aperto.
La famiglia Mollicone rimane sconvolta dal processo, che sembra non avere fine. Il caso di Serena Mollicone è uno degli più clamorosi e controversi del nostro paese, e la sua risoluzione sarà probabilmente determinante per il futuro delle famiglie coinvolte.